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Europa Medicophysica 2003 June;39(2):87-94

Copyright © 2003 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese

Preliminary study on the validity of an instrumental method of evaluating proprioception in patients undergoing total knee arthroplasty

Felicetti G. 1, Chiappano G. 2, Molino A. 2, Brignoli E. 1, Maestri R. 3, Maini M. 1

1 Division of Rehabilitation, Salvatore Maugeri Foundation IRCCS, Scientific Institute, Montescano (PV) 2 Bioengineering Service, Salvatore Maugeri Foundation IRCCS, Scientific Institute, Montescano (PV) 3 School of Physical Medicine and Rehabilitation University of Pavia, Pavia, Italy


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Obiettivo. L’inserimento chirurgico di un’artroprotesi totale, quale quella del ginocchio, interferisce nel corretto invio delle afferenze propriocettive, complicando il recupero funzionale dell’arto inferiore. Nonostante queste profonde modificazioni le potenzialità di controllo motorio archeopropriocettivo rimangono altissime e sorprendenti. Proporre esercizi di gestione dell’instabilità, non solo in preparazione all’intervento ma, soprattutto, nella successiva fase riabilitativa, è estremamente importante poiché vengono risvegliati quei meccanismi di controllo posturale già fortemente compromessi dal precedente decorso cronico della patologia degenerativa articolare e che verranno ulteriormente modificati nel periodo post-intervento. Valutazione e trattamento non possono prescindere da un’integrazione visiva delle afferenze propriocettive, in assenza della quale si corre il rischio di perpetuare l’afflusso di informazioni qualitativamente alterate.
Alla luce di questi fatti, lo scopo dello studio è stato quello di verificare, attraverso valutazione strumentale mediante pedana propriocettiva computerizzata (Pro-Kin ditta Tecnobody):1) se si verificassero deficit di propriocezione in un gruppo di pazienti sottoposti a intervento di artroprotesi totale di ginocchio e ricoverati nel periodo postacuto per effettuare la riabilitazione postoperatoria; 2) il grado di affidabilità dell’apparecchiatura suddetta nella rilevazione dei deficit propriocettivi.
Metodi. Nel presente studio sono stati presi in esame 2 gruppi di soggetti: il 1° composto da 34 pazienti operati di PTG ed il 2° formato da 20 soggetti sani utilizzati come controlli. Nel gruppo dei pazienti sono state arruolate persone di età compresa tra i 60 ed i 70 anni, sottoposte a tale intervento per ovviare a disabilità dovuta a patologie di carattere degenerativo, non modificata da cure mediche, fisiche e riabilitative praticate in precedenza, ricoverate per effettuare il ciclo di riabilitazione post-acuta. Al momento della valutazione i nostri pazienti erano in grado di mantenere la stazione eretta e di deambulare per pochi passi con carico sfiorante sull’arto operato e con l’ausilio di 2 bastoni canadesi.
Nel gruppo dei controlli sono stati inseriti, invece, soggetti di età paragonabile a quella dei pazienti e non affetti da patologie invalidanti dal punto di vista motorio o cognitivo.
I soggetti in esame sono stati sottoposti a una valutazione propriocettiva dell’arto operato, per i protesizzati, o dell’arto dominante, per i controlli, con l’ausilio di una pedana stabilometrica elettronica computerizzata composta da una pedana mobile a pistoni oleodinamici, al centro della quale i soggetti posizionavano il solo arto operato, collegata a un computer dotato di monitor sul quale veniva rappresentato il percorso che i pazienti dovevano ricalcare tramite un cursore comandato dalla pedana stessa.
I parametri da noi presi in esame per valutare le performances dei nostri soggetti sono, per ciascun tracciato, il tempo impiegato per effettuare la prova e la percentuale di percorso ricalcata considerando come ottimale, su consiglio del costruttore dell’apparecchiatura, il 100%. I pazienti sono stati sottoposti a 2 valutazioni effettuate in giorni separati; sono stati esaminati, infatti, in prima sessione, circa in 10° giornata post-operatoria e, in 2° valutazione, 2 giorni dopo. Questo per verificare la riproducibilità del test secondo la tecnica del test re-test. Per ottenere ciò i parametri (tempo e percorso) relativi a ciascuna prova effettuata nella prima sessione di valutazione sono stati raffrontati con i rispettivi valori totalizzati dallo stesso soggetto nella seconda giornata di test. Successivamente, per verificare l’eventuale presenza di deficit di propriocezione nel gruppo dei pazienti, la media dei dati (tempo e percorso) relativi a ciascuna delle tre prove effettuate da questo gruppo di soggetti è stata confrontata con quella dei rispettivi valori totalizzati dal gruppo dei controlli.
Risultati. I risultati del t-test hanno evidenziato una differenza significativa tra i valori riportati dal gruppo dei controlli e quelli fatti registrare dai pazienti in tutte le misurazioni del tempo (1, 2, 3) e nelle variabili riferite ai percorsi 2 e 3.
Conclusioni. Da un’attenta osservazione dell’analisi statistica si evince, innanzitutto, un dato rilevante che riguarda la validità della metodica di esame, da tenere in dovuta considerazione per interpretare correttamente i dati emersi dalla prova.
Questo consiste nel fatto che questo tipo di valutazione risulta troppo condizionata dalle caratteristiche generali del soggetto (età, lucidità, concentrazione, vista, prontezza di riflessi, performances motorie globali, ecc.) per fornire una misura molto attendibile riguardo la propriocezione del soggetto. Per ovviare a questo problema e migliorare, quindi, la ripetibilità e, di conseguenza, la validità di queste misurazioni è consigliabile eseguire ripetute misurazioni nella stessa sessione di valutazione. Noi suggeriamo 3 ripetizioni di ogni prova (una ragionevole via di mezzo tra l’aumento della precisione delle misurazioni da un lato, e il contenimento della variabilità dovuta al paziente e dei costi sperimentali dall’altro), che produce una riduzione di 1/3 della variante di misurazione. Nonostante questa considerazione, comunque, i dati emersi dal presente studio sono stati sufficientemente validi e chiari da poter affermare con certezza che l’impianto di una protesi al ginocchio implica, nei soggetti che si sono sottoposti a questo tipo di intervento, una ripercussione anche a carico della propriocezione. Questo si rileva sia dal maggior tempo impiegato dai pazienti per effettuare le prove sia dalla maggiore superficie percorsa per ricalcare il tracciato.
In conclusione, alla luce di questi fatti, noi riterremmo utile inserire nei già rodati protocolli riabilitativi utilizzati per il recupero funzionale delle ginocchia protesizzate, anche un training di propriocezione inteso come vera e propria “riprogrammazione neuromotoria” finalizzata a stimolare i propriocettori, a incrementare le loro afferenze al sistema nervoso centrale contribuendo così a riattivare i circuiti di conoscenza stimolo-risposta che erano stati compromessi dalla patologia, prima, e dall’intervento, poi, e migliorando, di conseguenza, la stabilità funzionale e quindi lo stesso recupero dell’arto. Alla luce di questi fatti la prosecuzione di questo studio sarà volta ad analizzare, con l’ausilio della stessa apparecchiatura, i benefici apportati dalla rieducazione propriocettiva a soggetti con esiti di PTG, testando 2 gruppi di pazienti al momento del ricovero e in pre-dimissione e sottoposti a protocollo riabilitativo standard l’uno e allo stesso protocollo con l’aggiunta di training propriocettivo l’altro gruppo.

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