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Minerva Pediatrica 2007 June;59(3):267-74
Copyright © 2007 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Validità della proteina C reattiva e di altri marker immunologici nella diagnosi della sepsi neonatale
Zuppa A. A., Calabrese V., D’Andrea V., Fracchiolla A., Scorrano A., Orchi C., Romagnoli C.
Divisione di Neonatologia Dipartimento di Pediatria Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma
La sepsi neonatale si verifica in 1-21 neonati su 1 000 nati vivi con tassi di mortalità elevati che vanno dal 30% al 69% e che dipendono da una serie di fattori di rischio come la prematurità, il basso peso, le procedure mediche di tipo invasivo e la lunga degenza nei reparti di terapia intensiva. Alla luce degli elevati tassi di morbilità, mortalità nonché di antibioticoresistenza, è indispensabile un uso mirato e restrittivo della terapia antibiotica. Inoltre, data l’aspecificità dei segni clinici di sepsi, soprattutto nei neonati pretermine, è importante avere a disposizione per la diagnosi di sepsi dei marker con un’alta sensibilità e un valore predittivo negativo possibilmente vicino al 100% che permetta di individuare i neonati da trattare e sia utile nel monitoraggio della terapia antibiotica, in termini sia di efficacia che di durata. L’obiettivo di questo lavoro è valutare l’utilizzo della proteina C reattiva (PCR) e di altri marker immunologici attualmente disponibili per verificarne l’efficacia. La PCR è un importante marker specifico ma tardivo, mentre le citochine, gli antigeni di superficie e la procalcitonina (PCT) sono, invece, dei marker precoci di infezione con elevata sensibilità. L’evidenza suggerisce che l’utilizzo in combinazione di PCT, PCR, IL-6, IL-8, CD64, CD11b può permettere di guidare la diagnosi di sepsi, nonchè il monitoraggio della terapia antibiotica anche in fase precoce (24-48 h), in attesa dei risultati dei test colturali.