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Italian Journal of Vascular and Endovascular Surgery 2004 March;11(1):1-7

Copyright © 2005 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese

Cryopreserved femoral arterial allografts for hemodialysis access

Gargiulo M. 1, Stella A. 1, Polverini I. 1, Lucchi L. 2, Buzzi M. 3, Bessone M. 1, Rumolo A. 1, Lonardi R. 1, Stipo L. 2, Mirelli M. 3, Conte R. 3

1 Department of Vascular Surgery University of Modena and Reggio Emilia, Modena, Italy 2 Department of Nephrology and Dialysis University of Modena and Reggio Emilia, Modena, Italy 3 Regional Cardiovascular tissue Bank of Emilia Romagna


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Obiettivo. L’uso del PTFE nel confezionamento delle fistole artero-venose protesiche (FAVP) per emodialisi è controindicato in pazienti ipotesi, infetti e con vasi di piccolo diametro. In questi pazienti viene spesso proposta, come 2° scelta rispetto alle fistole artero-venose dirette, una emodialisi con catetere venoso centrale a permanenza. In questo lavoro riportiamo i risultati clinici a breve termine (3 mesi) delle fistole artero-venose protesiche confezionate con arteria femorale crioconservata nei pazienti in cui è controindicato l’uso del PTFE.
Metodi. Da aprile 2003 in tutti i pazienti giunti alla nostra osservazione per il confezionamento di una FAVP con controindicazioni all’uso del PTFE (ipotensione di base o durante dialisi, infezione in atto o alto rischio di infezione, vasi di piccolo diametro) è stata confezionata una FAVP con arteria femorale crioconservata fornita dalla Banca Regionale dei Tessuti Cardiovascolari dell’Emilia-Romagna. Secondo il nostro protocollo tutti i pazienti hanno effettuato terapia antibiotica peroperatoria, proseguita per 2 settimane in pazienti con processo infettivo attivo e terapia antiaggregante piastrinica associata a terapia anticoagulante orale; nessuno ha effettuato terapia immunosoppressiva.
Risultati. Da aprile a settembre 2003 sono state confezionate 6 FAVP con arteria femorale crioconservata in 6 pazienti (età media 67,8 anni; diabete nel 50% dei casi, ipotensione nel 50% dei casi, obesità nel 33,3%); nessuno di essi era in lista per trapianto renale. In 3 casi (50%) vi era una infezione, in 2 i vasi erano di piccolo diametro, in 1 vi era ipotensione associata a vasi di piccolo diametro. In tutti i pazienti abbiamo utilizzato la configurazione a loop; in 5 la FAVP è stata confezionata nell’arto superiore, in 1 nell’arto inferiore. Un paziente è deceduto in 4° giornata post-operatoria. La pervietà secondaria e la sopravvivenza a 30 giorni sono risultate rispettivamente pari a 100% e 83,4%; la pervietà secondaria a 3 mesi pari a 100%. Nessuna delle 5 arterie femorali crioconservate utilizzate per emodialisi ha presentato problematiche connesse all’uso della FAVP come accesso vascolare, in tutte il flusso ematico è risultato idoneo per una efficienza depurativa ottimale, non vi sono state complicanze infettive.
Conclusioni. L’arteria femorale crioconservata è una protesi biologica adeguata al confezionamento di una FAVP. I risultati a breve termine suggeriscono l’uso di tale protesi nei pazienti infetti, ipotesi e con vasi di piccolo diametro ovvero nei pazienti con controindicazione all’uso del PTFE. Alla luce di questi risultati è ipotizzabile che l’uso dell’arteria femorale crioconservata nel confezionamento degli accessi vascolari per emodialisi possa ridurre significativamente il numero di catetere venosi centrali a permanenza per emodialisi.

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