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STORIA DELLA CHIRURGIA VASCOLARE: I PERSONAGGI, LE TECHNICHE, LE INTUIZIONI   

Giornale Italiano di Chirurgia Vascolare 1999 September;6(3):215-26

Copyright © 2000 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese, Italiano

Michele Serveto d’Aragona e la piccola circolazione

Argenteri A.

From the Department of Vascular Surgery University of Pavia, Italy Division of Vascular Surgery, Polo Universitario Istituto di Cura, Città di Pavia


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Miguel Servet y Rives (Michele Serveto), spagnolo di Saragozza, nato nel 1510 e morto giovanissimo condannato al rogo nel 1543 dall’Inquisizione, resta una delle figure più misteriose, e come tale affascinanti, del ‘500. Teologo, filosofo, geografo, astronomo, astrologo e medico, incarna l’espressione più pura e completa dell’uomo rinascimentale proiettato verso nuovi lidi, in tutti gli ambiti. Il suo spirito speculativo ed irrequieto lo porta, ancor giovane, a scrivere il «Trinitatis erroribus» il cui contenuto gli vale subito un processo inquisitoriale con condanna, obbligandolo a rifugiarsi a Lione dove inizia i suoi studi medici. Diventa quindi allievo a Parigi di Jacob Dubois (Sylvius) e stringe amicizia con Vesalio. Il gemellaggio delle due intelligenze irrequiete è il primo germe della futura rivolta galenica. Si stabilisce quindi a Vienne, città del Delfinato, dove esercita come medico senza tralasciare i suoi studi teologico-filosofici. Inizia un contatto epistolare con Calvino ma le idee ed i caratteri dei due sono troppo differenti: le due rotte entrano in collisione e lo stesso Calvino denuncia all’Inquisizione il libro di Serveto, in anonimo; «Christianismi restitutio». Viene incarcerato ma riesce a fuggire a Ginevra dove nuovamente ricatturato è processato e condannato al rogo. Nel libro, a sfondo teologico, Serveto dedica sei pagine alla sua intuizione sulla circolazione polmonare, scardinando il dogmatismo galenico sull’argomento. La descrizione della piccola circolazione è fatta in maniera analitica ed esatta, partendo dal presupposto dell’assenza di pori a livello del setto interventricolare, come si credeva. La sua intuizione resta in contrasto come priorità con quanto descritto da Realdo Colombo, che pur se più preciso dello spagnolo, pubblica i suoi dati postumi nel 1559.

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