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Otorinolaringologia 2003 December;53(4):151-4
Copyright © 2009 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
La sindrome dell’acquedotto vestibolare largo
Sammartano D., Ferrara S., Saraniti C., Modica A., Cernigliaro G., Ferrara P.
Clinica Otorinolaringoiatrica «R» Università degli Studi di Palermo, Palermo
La sindrome dell’acquedotto vestibolare largo (AVL) è un’entità clinica caratterizzata da ipoacusia neurosensoriale (IN) stabile e/o fluttuante, dimostrata all’audiometria tonale, che inizia nei primi anni di vita, è progressiva, peggiora in seguito a traumi ed è associata a slargamento dell’acquedotto vestibolare verificato alla TC e/o alla RMN. La perdita dell’udito può essere l’unico segno clinico di AVL o può trovarsi associata a vertigine, sensazione di sbandamento, acufeni, cefalea. Gli Autori prendono in considerazione le cause più probabili dell’ipoacusia.
Questo studio fa riferimento a 2 casi clinici caratteristici per esame audiometrico, imaging e quadro clinico.
L’esordio e il decorso della sindrome dell’AVL sono lenti e progressivi. Gli Autori ritengono che la patogenesi della sindrome sia legata a un disturbo evolutivo della funzione cocleo-vestibolare dovuto a un reflusso di liquido endolinfatico, dal sacco endolinfatico verso l’orecchio interno, consentito dalle notevoli dimensioni dell’acquedotto vestibolare.
Gli Autori considerano indagini diagnostiche di routine la TC e la RMN in tutti quei pazienti, soprattutto bambini, con IN mono o bilaterale non giustificata, specie se fluttuante, poiché questa può essere associata ad AVL. Il trattamento è sintomatico, l’unica prevenzione è evitare gli eventi traumatici che possano determinare un’ulteriore perdita di udito.