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REVIEW ARGOMENTI DI PUNTA IN NEFROLOGIA NEL 2007
Minerva Urologica e Nefrologica 2007 September;59(3):281-97
Copyright © 2007 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Patologia cardiovascolare in pazienti con nefropatia cronica: una review clinica
Kaisar M., Isbel N., Johnson D. W.
Centre for Kidney Disease Research University of Queensland at Princess Alexandra Hospital, Brisbane, QLD Australia
La patologia cardiovascolare (cardiovascular disease: CVD) resta la causa più comune di morte prematura nella popolazione con nefropatia cronica (chronic kidney disease: CKD). Gli individui con CKD hanno un rischio di morte cardiaca superiore di 10-20 volte rispetto ai controlli senza CKD, nonostante la stratificazione per età, razza, sesso e diabete. L’aumentata mortalità da CVD inizia con la nefropatia lieve ed aumenta ulteriormente negli stadi più avanzati di nefropatia. Nella CKD i tradizionali fattori di rischio per CVD contano sino al 50%, mentre i marcatori renali specifici, quali l’anemia, i disordini del metabolismo minerale osseo e lo stress ossidativo probabilmente costruiscono anch’essi al rischio totale di CVD nella CKD. Nonostante l’aumentata mortalità, c’è stata una carenza di studi clinici interventistici cardiovascolari randomizzati (randomized controlled trials: RCTs) nella popolazione CKD. Inoltre, molti pazienti neuropatici sono stati esclusi dalla maggior parte dei principali studi clinici cardiovascolari interventistici. Nonostante recentemente si siano resi disponibili i dati clinici di RCTs sui fattori di rischio tradizionali e non tradizionali quali la dislipedmia (PPP, 4D e ALERT, VA-HIT), la cardiomiopatia (FOSIDIAL, telmisartan, carvedilol), l’anemia (studi US Normal Hematocrit, CHOIR e CREATE), l’iperomocistinemia (ASFAST, studio US acido folico, HOST), i disordini del metabolismo minerale osseo (Meta-analisi Cunnin-gham, DCOR), la terapia dello stress ossidativi (SPACE, HOPE e ATIC, N-acetilcisteina) e gli interventi clinici con approccio multidisciplinare ai diversi fattori di rischio cardiovascolare (LANDMARK), l’evidenza clinica di livello 1 resta significativamente mancante. I risultati negativi di molti di questi studi clinici sottolineano i danni potenziali dei dati estrapolati da pazienti non neuropatici per quelli con CKD. Per risolvere questo problema sono uregentemente necessari ulteriori, ampi studi clinici ben disegnati.