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Minerva Urologica e Nefrologica 2000 December;52(4):219-22
Copyright © 2000 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Dalla neovescica intestinale alla neovescica artificiale: considerazioni su alcune implicazioni biologiche.
Alberti C.
University of Parma (Italy) L.D. of Surgical Semeiotics
Con l’intento di evitare le complicazioni correlate all’impiego d’intestino nella chirurgia vescicale d’ampliamento o di sostituzione (squilibri metabolici sistemici, cancerizzazione, ecc.), sono state proposte varie soluzioni di neovescica artificiale ortotopica: protesi vescicale completamente alloplastica, in materiale non biologico (silicone, poliuretano, ecc.); vescica in tessuto ingegnerizzato ricavato dalle cellule uroteliali e muscolari lisce dello stesso paziente, prelevate mediante biopsia da un segmento urinario a basso potenziale neoplastico e successivamente coltivate in vitro, seminate su un supporto biodegradabile a forma di vescica, trapiantato nell’ospite originario; ampliamento o rimpiazzo vescicale utilizzando matrice acellulare, ricavata da sottomucosa del piccolo intestino o, meglio, della vescica o dell’uretere, quale struttura di supporto per la ricostituzione di un organo funzionante.
La tecnologia dei tessuti ingegnerizzati con cellule native autologhe è presa in considerazione per ogni tipo di organo del tratto urinario.
Al momento attuale, altre vie sono meno praticabili, per esempio ottenere «vesciche di ricambio» tramite clonazione umana con finalità terapeutiche oppure da animali transgenici umanizzati.