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Minerva Chirurgica 2008 August;63(4):277-82
Copyright © 2008 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Trattamento chirurgico degli pseudoenurismi dell’arteria femorale dopo cateterizzazione cardiaca
Borioni R. 1, Garofalo M. 1, De Paulis R. 2, Albano P. 1, Caprara E. 1, Fratticci L. 1, Chiariello L. 3
1 Vascular Unit, Aurelia Hospital, Rome, Italy 2 Division of Cardiac Surgery, European Hospital, Rome, Italy 3 Division of Cardiac Surgery, Tor Vergata University of Rome, Italy
Obiettivo. Descrivere l’esperienza clinica relativa la trattamento chirurgico degli pseudoaneurismi arteriosi iatrogeni periferici (peripheral artery pseudoaneurisms, FPA).
Metodi. Viene presentata una review retrospettiva di 90 pazienti consecutivi (46 di sesso maschile, 44 di sesso femminile, età media: 66,2 anni, range: 33-86 anni) con FPA complicante l’angiografia o l’angioplastica coronarica, osservati tra l’ottobre 1990 e il giugno 2006.
Risultati. La presenza di un pseudoenurisma di 3 cm o di dimensioni maggiori è stata confermata con l’ecografia duplex in 90 su 21454 pazienti cardiaci (0,42%) ed essa è stata più frequente nelle procedure interventistiche (59/3983) rispetto a quelle diagnostiche (31/17471) (1,48% versus 0,17%). Il trattamento chirurgico è consistito nella chiusura diretta con sutura polipropilenica ed, occasionalmente, con patch angioplastica o bypass. Non si è dovuto ricorrere a nessuna amputazione d’arto. Si sono avute 4 complicanze della ferita operatoria (4,4%),1 embolia polmonare (1,1%) e 3 decessi (3,3%).
Conclusioni. I classici risultati descritti nella letteratura scientifica dimostrano che la riparazione chirurgica degli pseudoaneurismi femorali dopo cateterizzazione cardiaca è sicura, efficace e durevole nel tempo. In queste casistiche, sebbene non siano state riferite amputazioni di arti e si sia avuta un bassa morbidità maggiore (1,1%), gli autori hanno osservato 3 decessi (4,4%) dovuti alla gravità della cardiopatia in 2 casi e all’intervento di riparazione chirurgica di per se stesso in un caso (endoarterite femorale). Questi risultati confortano la comune osservazione che i pazienti coronaropatici che necessitano di procedimenti diagnostici e di trattamento invasivi sono spesso affetti da patologia cardiovascolare avanzata e che sono a maggior rischio di comparsa di complicanze, presentando quindi un maggior rischi di morte. Di conseguenza, qualsiasi trattamento chirurgico dovrebbe essere eseguito con stretta aderenza ai principi della chirurgia vascolare ecoguidata.