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Minerva Chirurgica 2008 June;63(3):229-35
Copyright © 2008 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
I risultati a 6 anni di un trattamento combinato chirurgico ed endovascolare per l’aneurisma dell’aorta toraco-addominale coinvolgente le arterie viscerali
Kanaoka Y. 1, Kubo H. 2
1 Vascular Surgery, Department of Surgery Jikei University, School of Medicine, Tokyo, Japan 2 Department of Cardiovascular Surgery Tsuyama Central Hospital, Okayama, Japan
Gli autori riportano il caso di un trattamento combinato endovascolare e aperto (procedura ibrida) per un aneurisma toracoaddominale micotico (TAAA) con i risultati a 6 anni. Un uomo di 72 anni di età affetto da diabete mellito, pregresso infarto cerebrale e stenosi aortica moderata si era recato in ospedale per febbre persistente e dolore al dorso. La tomografia computerizzata (CT) iniziale aveva evidenziato un TAAA gigante; in base agli esami di laboratorio, la conta dei globuli bianchi e la proteina C reattiva (CRP) erano significativamente elevati a 12400/mm3 e 23,9 mg/dl, rispettivamente. In base alla TC e ai dati di laboratorio, vi era un sospetto molto forte di TAAAA micotico. Dopo la remissione dell’infiammazione, il paziente è stato sottoposto a sostituzione con protesi e ricostruzione del tronco celiaco (CA) e dell’arteria mesenterica superiore (SMA) attraverso un’incisione spirale in circolazione extracorporea. Due mesi dopo il primo intervento, il paziente lamentava nuovamente dolore dorsale. La CT mostrava uno pseudoaneurisma formatosi a livello dell’anastomosi distale. Si credette che una procedura ibrida fosse la più appropriata per un paziente simile che richiedeva un secondo intervento chirurgico. Dapprima, è stato confezionato un bypass renale bilaterale (bypass arterioso ilio-renale) utilizzando le vene safene (SVGs). Dopo il bypass a livello delle arterie renali, è stata effettuata la riparazione endovascolare dell’aneurisma con uno stent manufatto che era stato fabbricato utilizzando uno Z-stent autoespansibile e una protesi tessuta in Dacron. Il decorso postoperatorio è stato privo di complicanze, e la successiva CT ha mostrato il corretto trattamento dell’aneurisma senza endoleaks. A sei mesi dalla procedura ibrida, la CT di controllo confermava la riduzione del sacco aneurismatico e la pervietà del bypass a livello renale. Una procedura ibrida è considerata indicata e fattibile in pazienti con gravi comorbidità che controindichino l’intervento chirurgico, con addomi ostili e una complessa anatomia. I risultati a lungo termine di questa procedura ibrida sembrano promettenti.