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ARTICOLI ORIGINALI   

Minerva Chirurgica 2008 June;63(3):209-21

Copyright © 2008 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese

Leiomiosarcoma della vena cava inferiore: quattro casi clinici e revisione della letteratura

Merlo M., Varetto G. F., Bitossi O., Conforti M., Rispoli P.

Department of Vascular Surgery University of Turin, Turin, Italy


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Obiettivo. Questo articolo descrive quattro casi di pazienti affetti da leiomiosarcoma e propone una revisione sull’attuale conoscenza dell’evoluzione biologica di questo tipo di tumore, delle procedure di diagnosi essenziali e delle metodologie di trattamento.
Metodi. Dal febbraio del 2004 alla fine del 2005 sono giunti nel Dipartimento di Chirurgia Vascolare quattro casi di leiomiosarcoma della vena cava inferiore. Si tratta di due uomini e due donne, con età media di 57.5 anni. In tutti i pazienti la neoplasia era localizzata a livello del I segmento della vena cava inferiore. Le dimensioni del tumore erano comprese fra 6 e 16 cm. In un caso la neoplasia inglobava il rene e l’uretere di destra, determinando un’idronefrosi di III grado.
Risultati. In tutti i pazienti si è proceduto a resezione ed exeresi della massa tumorale, sezionando in due casi la vena cava a monte e a valle e realizzando una ricostruzione della vena con sostituzione mediante una protesi in Dacron, con reimpianto della vena renale in termino-laterale, e una in politetrafluoroetilene. Tutti i pazienti sono stati regolarmente dimessi fra l’VII e l’XI giornata in assenza di complicanze a breve termine nel postoperatorio. In tre casi su quattro è stata impostata una terapia anticoagulante orale con dicumarolici, ottenendo una conservata pervietà del segmento venoso o protesico al follow-up. Il follow-up medio è stato di 23 mesi (range 16-28). Tutti i pazienti sono vivi in assenza di recidive locali di malattia.
Conclusioni. Questo particolare tipo di patologia tumorale, a crescita lenta, ha una tarda manifestazione e, per questo, è molto importante studiarne la natura clinica. Attualmente l’intervento chirurgico è l’unica terapia in grado di fermare la progressione del tumore e di migliorare la possibilità di sopravvivenza. L’utilità di terapie adiuvanti, come la radio e la chemioterapia, rimane dubbia.

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