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ARTICOLI ORIGINALI   

Minerva Chirurgica 2001 June;56(3):273-82

Copyright © 2001 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Italiano

Ruolo della interruzione sottofasciale delle vene perforanti per via endoscopica nella terapia delle ulcere flebostastiche. Tecnica chirurgica

Procaccini E., Ruggiero R., Scuderi V., Mandato M., De Martino A., Perrotta S.


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Obiettivo. Le ulcere flebostatiche degli arti inferiori si associano in molti casi a vene perforanti reflussive conseguenti spesso ad una sindrome post-tromboflebitica. L'originaria tecnica per l'interruzione delle perforanti descritta da Linton nel 1938 assicurava una buona esposizione di questi vasi e quindi una sicura radicalità terapeutica ma era gravata da un alto tasso di complicanze che prolungavano l'ospedalizzazione; il fattore prognosticamente più sfavorevole era senz'altro la necessità di incidere aree cutanee sulle quali la flebopatia provoca degenerazione dermo-ipodermitica ostacolandone così la cicatrizzazione post-chirurgica. L'evidenza dell'importanza terapeutica dell'interruzione delle vene perforanti reflussive ha condotto i chirurghi vascolari a perfezionare varie metodiche che non fossero gravate da complicanze postoperatorie e che fossero comunque in grado di abolire il maggior numero di vasi incontinenti.
Metodi. Con l'avvento della videochirurgia e la disponibilità di nuovi strumenti chirurgici, l'interruzione chirurgica delle vene perforanti nello spazio subfasciale per via endoscopica (Subfascial Endoscopic Perforating Veins Surgery: SEPS) si è affermata come una metodica fattibile e vantaggiosa. Attualmente le tecniche chirurgiche all'uopo attuabili sono molteplici e si differenziano tra loro in relazione allo strumentario utilizzato e all'accesso alla loggia sottoneurotica dove decorrono le vene perforanti. Abbiamo retrospettivamente valutato i risultati ottenuti con 45 interventi di SEPS eseguiti su altrettanti pazienti giunti alla nostra osservazione con fenomeni di lipodermatosclerosi o ulcere flebostatiche da insufficienza venosa cronica.
Risultati. Trentasei pazienti hanno ottenuto la guarigione delle ulcere entro 4 settimane dall'intervento; 7 ulcere si sono cicatrizzate nell'arco di 2 mesi, mentre per altri 2 pazienti non si è ancora registrato un miglioramento del quadro clinico.
Conclusioni. La SEPS si pone come valida alternativa alla procedura di Linton consentendo notevoli vantaggi sia in termini economici che clinici e garantendo inoltre una più rapida guarigione grazie all'utilizzo di incisioni ridotte che ne consentono l'inserimento di diritto nell'ambito della chirurgia mininvasiva.

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