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Minerva Chirurgica 2000 July-August;55(7-8):505-12
Copyright © 2000 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Il trattamento chirurgico del carcinoma pancreatico (Nostra esperienza)
Testi W., Coratti A., Tani F., Lorenzi M., Poggialini M., Genovese A., Spagnulo M., Terreni C., Picchianti D., Stefanoni M., Mancini S.
Obiettivo. Il carcinoma del pancreas esocrino presenta tuttora elevata mortalità, scarsa sopravvivenza a distanza dopo chirurgia curativa e modesto tasso di resecabilità al momento della diagnosi. Scopo del presente articolo è di analizzare i fattori che influenzano maggiormente la prognosi del paziente affetto da carcinoma pancreatico, con particolare riferimento alla stadiazione perioperatoria, e che secondo la nostra esperienza lo indirizzano alla chirurgia curativa o a trattamenti palliativi.
Metodi. Nel periodo 1969-1997 sono giunti presso il nostro Istituto 142 pazienti affetti da carcinoma duttale del pancreas, di cui soltanto 32 (22,5%) sono stati giudicati resecabili al momento della diagnosi: 30 sono stati sottoposti a duodenocefalopancreasectomia (DCP), 1 a splenopancreasectomia distale (SPD) e 1 a pancreasectomia totale (PT).
Risultati. Morbilità e mortalità postoperatorie sono state rispettivamente di 12,5% e 53,1%, con sopravvivenza a 1, 3 e 5 anni di 45,5, 36,4 e 17,6%: la prognosi peggiore è stata quella dei pazienti N+ e T4, con sopravvivenza media di 9 e 10 mesi.
Conclusioni. Sulla scorta dei risultati e delle esperienze riportate in letteratura vengono discusse le indicazioni al trattamento chirurgico, la strategia operatoria e l'estensione della linfectomia, argomenti tuttora aperti e dibattuti. Gli Autori concludono ponendo come indicazione assoluta alla chirurgia curativa i tumori T1/2 N0 M0, mentre per lesioni T3/4 e/o N+ è necessaria un'attenta valutazione del singolo caso visto l'alto rapporto rischio/ beneficio. Vengono tecnicamente indicate la resezione pancreatica (DCP o SPD) e la linfectomia standard (D1), piuttosto che la PT e la linfectomia allargata (D2-3).