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Minerva Chirurgica 1999 November;54(11):769-75
Copyright © 1999 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Accessi venosi centrali a lungo termine (Esperienza relativa a 173 casi)
Valeri A., Borrelli A., Bontà M., Lucchese M., Tonelli P., Alessio F.
Obiettivo. Utilità degli accessi venosi centrali a lungo termine.
Metodi. Nel periodo gennaio 1990- dicembre 1997 nella II UO di Chirurgia Generale e Vascolare dell'Azienda Ospedaliera di Careggi, sono stati realizzati 173 accessi venosi centrali a lungo termine (a.v.c.) in 172 pazienti affetti nella maggior parte dei casi da patologia neoplastica.
Il dispositivo impiegato per realizzare l'accesso vascolare è stato del tipo totalmente impiantabile in 102 casi (59%): 82 Port (80,3%), 20 cronoinfusori (20,7%); in 71 casi (41%) un catetere esterno tunnellizzato c.v.c.. L'accesso percutaneo con il metodo di Seldinger è stato realizzato in 168 casi (97,3%), la vena incannulata preferenzialmente la succlavia sinistra [118 casi (68,2%)].
Risultati. Le complicanze globali nella nostra serie sono state pari al 7,4%, perioperatorie nel 4% (5 punture arteriose accidentali, 2 pneumotoraci) e 3,4% tardive (1 infezione della tasca, 3 necrosi cutanee 1 dislocazione ed una migrazione del catetere venoso). Non si sono avute differenze significative in termini di complicanze tra sistemi totalmente impiantabili e cateteri tunnellizzati.
Conclusioni. Le ragioni della bassa incidenza di complicanze nella nostra casistica sono da ricollegarsi a tre motivi fondamentali: la perfetta condizione di asepsi in sala operatoria nonché il meticoloso controllo della emostasi, l'utilizzo costante della scopia per il controllo del giusto posizionamento del catetere, la corretta gestione degli a.v.c. da parte del personale medico e paramedico. Gli Autori considerano infine l'aspetto economico del problema e sottolineano come nei pazienti in cui la terapia debba essere somministrata per brevi periodi (sino a sei mesi) ‹ i pazienti ematologici della nostra casistica ‹ il catetere esterno tunnellizzato sia da preferirsi; viceversa in soggetti che necessitano di una terapia a lungo termine (neoplasie solide e nutrizione parenterale) i sistemi totalmente impiantabili costituiscono la migliore scelta.