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DISTURBI BIPOLARI
Minerva Psichiatrica 2012 December;53(4):277-88
Copyright © 2013 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Depressione e suicidio. Un aggiornamento
Rihmer Z. 1, 2
1 Department of Clinical and Theoretical Mental Health, Semmelweis University, Faculty of Medicine, Budapest, Hungary; 2 Department of Psychiatry and Psychotherapy, Semmelweis University, Faculty of Medicine, Budapest, Hungary
Il rischio di comportamento autodistruttivo è un fenomeno inerente ai disturbi dell’umore e il comportamento suicidario nei pazienti affetti da disturbi dell’umore maggiori, unipolari o bipolari, è fortemente correlato alla presenza e alla gravità dell’episodio depressivo. Il riconoscimento e il trattamento precoci sono importanti, poiché di tutte le condizioni psichiatriche (non trattate) i disturbi depressivi presentano il più elevato rischio di tentato suicidio e di suicidio realizzato. Il comportamento suicidario nei pazienti con disturbi dell’umore è correlato allo stato e alla gravità, il che significa che la suicidarietà diminuisce notevolmente o scompare in seguito al recupero clinico. Tuttavia, poiché la maggior parte dei pazienti con disturbi dell’umore non commette suicidio e più della metà di essi non tenta mai il suicidio, particolari caratteristiche cliniche della malattia, oltre ad alcuni fattori correlati alla personalità e al contesto familiare e psico-sociale, rivestono anche un ruolo contributivo. Considerando i fattori di rischio clinicamente esaminabili nei pazienti con disturbi dell’umore maggiori (storia di comportamento suicidario familiare e/o personale, comparsa precoce di un disturbo dell’umore, grave episodio depressivo/disperazione, depressione agitata/mista, diagnosi di disturbo bipolare I o II, cicli rapidi, disturbi di comorbilità dell’asse I e II, situazioni di vita difficili, assenza di supporto medico e sociale, temperamento ciclotimico, personalità con caratteristiche di aggressività e impulsività ecc.), vi sono buone possibilità di prevedere il comportamento suicidario. Vi sono anche diverse prove a sostegno del fatto che un’efficace farmacoterapia acuta e a lungo termine riduce notevolmente il rischio di tentato suicidio e di suicidio realizzato, anche in questa popolazione ad alto rischio. Recenti studi hanno inoltre dimostrato che interventi psico-sociali aggiuntivi (psicoeducazione e psicoterapie mirate) sono in grado di migliorare ulteriormente i risultati.