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ARTICOLI ORIGINALI   

Minerva Psichiatrica 2000 September;41(3):145-54

Copyright © 2000 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Italiano

Disturbi del comportamento alimentare in Italia (Revisione degli Studi epidemiologici)

Di Pietro G., Sorge F.


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Obiettivo. Numerosi ricercatori e clinici richiamano l'attenzione sul fenomeno dell'aumento dei Disturbi del Comportamento Alimentari (DCA) in diversi contesti sociali e culturali. Gli studi epidemiologici sono numerosi, ma spesso è difficile comparare tra di loro i risultati, poiché sono differenti le valutazioni diagnostiche e le metodologie adottate. In Italia tali studi sono meno numerosi e rivolti a popolazioni non molto ampie.
Presentare lo stato delle conoscenze rispetto alla ricerca epidemiologica in Italia nel settore dei DCA e verificare se, nel breve periodo, sia possibile evidenziare dai dati riportati in letteratura, un aumento della patologia alimentare, nelle sue forme più rappresentate di anoressia nervosa, bulimia nervosa, forme subcliniche e parziali (Disturbi Alimentari Non Altrimenti Specificati - DANAS).
Metodi. Sono stati presi in esame gli studi effettuati in Italia e pubblicati su riviste di rilevanza nazionale e internazionale; i risultati e le metodologie sono state messe a confronto.
Risultati. Gli studi reperibili riguardano solo gli ultimi 10 anni; non sono disponibili studi sulla popolazione generale e su quella «trattata»; la maggioranza riguarda casistiche tratte in fasce di età «a rischio», presso scuole medie superiori di livello socio-culturale medio; sono escluse popolazioni di donne lavoratrici, non - studenti, fasce di età superiore a 20 anni.
La metodologia prevalentemente adottata per la ricerca è quella in «due fasi»: definizione di un gruppo «a rischio» e successivo esame clinico. Solo in alcuni lavori viene contemplata una terza fase di controllo sui «falsi negativi». Gli strumenti più utilizzati nella prima fase sono: l'EAT, l'IMC, l'EDI. I disturbi «primari» (anoressia e bulimia) sono attestati su tassi di prevalenza di 1 ogni 200 e, rispettivamente, 1 ogni 100 soggetti compresi tra 13 e 19 anni, studenti di scuole medie superiori; più fluttuante è la categoria dei DANAS , tra 3 e 14 %.
Conclusioni. La ricerca epidemiologica sui DCA in Italia è un settore ancora in via di sviluppo. Sulla base dei lavori esaminati non ci sembra che si possano ricavare evidenze a favore della tesi che i DCA in Italia siano in aumento: le differenze metodologiche rendono difficilmente comparabili i dati e le variazioni percentuali riguardano soprattutto le forme atipiche e subcliniche. L'aumento che si evidenzia presso strutture sanitarie forse va interpretato in relazione ad una maggiore sensibilità culturale al fenomeno, e ad una maggiore capacità di evidenziarlo, piuttosto che ad un reale aumento epidemiologico.

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