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DISTURBI BIPOLARI
Minerva Psichiatrica 2012 December;53(4):289-303
Copyright © 2013 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Depressione cronica: un concetto da revisionare
Santoro D., Malusà M., Pallanti S.
Department of Neurologic and Psychiatric Sciences, University of Florence, Florence, Italy
Nonostante l’attuale classificazione del DSM-IV non distingua sottotipi di depressione cronica, evidenze cliniche suggeriscono che tali condizioni psichiatriche differiscano in numerosi aspetti quali durata complessiva di malattia e intensità dei sintomi psichiatrici e siano generalmente associate a una maggiore comorbidità, limitazioni funzionali e rischio suicidario rispetto ad episodi depressivi non cronici. Diversi fattori possono essere associati con un andamento di malattia cronico, ad esempio età avanzata, storia familiare di disturbi depressivi, malattie mediche concorrenti e comorbidità psichiatrica. Una precoce e accurata diagnosi è essenziale per una buona prognosi e la presenza di alcuni sintomi somatici senza spiegazione medica è un buon predittore per lo sviluppo di disturbi depressivi e comportamenti suicidari. Le linee guida correnti e le review sistematiche suggeriscono un intervento combinato di psicoterapia e farmacologia come il miglior trattamento per i disturbi depressivi cronici, anche se recenti scoperte mettono in dubbio queste indicazioni. Inoltre, dopo un trattamento antidepressivo apparentemente riuscito non è raro che i pazienti manifestino sintomi residui che possono determinare limitazioni funzionali, sofferenza soggettiva e tendono ad aumentare le ricadute degli episodi depressivi. Una corretta diagnosi e trattamento di questi sintomi residui dovrebbe ricoprire un ruolo importante nel management della depressione e permettere di raggiungere outcome migliori. Le persistenti difficoltà nel trattamento della depressione cronica possono essere parzialmente spiegate dall’incompleta conoscenza dei sottostanti meccanismi patogenetici. La scoperta che la depressione è un disturbo neurodegenerativo con un’importante disregolazione infiammatoria cerebrale potrebbe potenzialmente condurre a nuovi target farmacologici e a un trattamento antidepressivo più personalizzato.