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ARTICOLI ORIGINALI   

Minerva Pediatrica 2009 February;61(1):1-8

Copyright © 2009 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese

Trattamento endoscopico del reflusso vescico ureterale e rischio di “overtreatment

Calisti A. 1, Oriolo L. 1, Perrotta M. L. 1, Spagnol L. 1, Rocca M. 2, Fabbri R. 2

1 Pediatric Surgery and Urology Unit San Camillo-Forlanini Hospital, Rome, Italy 2 Radiology Department San Camillo-Forlanini Hospital, Rome, Italy


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Obiettivo. Il trattamento endoscopico (TE) del reflusso vescico ureterale (RVU) ha ridotto l’invasività delle procedure chirurgiche, ma ha fatto prospettare il rischio di una estensione delle indicazioni terapeutiche indipendente dalla esistenza di documentati benefici. Questo lavoro esamina due serie di pazienti trattati prima e dopo l’introduzione del TE, per valutarne l’impatto sulle indicazioni.
Metodi. Su 264 casi, 90 (gruppo A) sono stati osservati prima della disponibilità del TE e 174 (gruppo B) dopo la sua introduzione. Le indicazioni al trattamento partivano dal RVU di III grado (IVU o danno renale). Reflussi inferiori erano trattati solo in concomitanza con RVU di grado maggiore controlaterale. Il gruppo A includeva 81 ureteri reimpiantati (tasso di successo del 92%). Nel gruppo B solo 67 ureteri erano reimpiantati contro 115 sottoposti a TE (tasso di successo 98% vs 89%). I due gruppi sono stati confrontati sulla base di percentuale di trattamento (chirurgia e TE), durata del follow-up pretrattamento, età all’intervento.
Risultati. I due gruppi erano omogenei per gradi di RVU, percentuale di trattamento e durata del follow-up preoperatorio. Il TE era preferito (nel gruppo B) per i RVU di III grado. La chirurgia ha mostrato di avere un ruolo nei reflussi di grado IV (percentuale di successo con il TE pari all’85%) e di grado V. La risoluzione spontanea del RVU nei due gruppi era rispettivamente del 29% e 30% per il III grado e del 13% e 7% per il IV.
Conclusioni. Il trattamento endoscopico del RVU è una procedura non invasiva, affidabile e ad elevato tasso di successo. Va tuttavia evitato il rischio di allargarne l’utilizzazione al di là di quelle indicazioni che hanno attualmente un ruolo riconosciuto nella storia naturale della malattia da RVU.

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