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Minerva Pediatrica 2008 December;60(6):1401-9
Copyright © 2008 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
L’intolleranza ad additivi alimentari: un update
Cardinale F. 1, 2, Mangini F. 2, Berardi M. 1, Sterpeta Loffredo M. 1, Chinellato I. 1, Dellino A. 1, Cristofori F. 1, Di Domenico F. 1, Mastrototaro M. F. 1, Cappiello A. 1, Centoducati T. 1, Carella F. 1, Armenio L. 1
1 Clinica Pediatrica 1 Dipartimento di Biomedicina dell’Età Evolutiva Università di Bari, Bari, Italia 2 Corso di Laurea in Igiene Dentale Università di Bari, Bari, Italia
Contrariamente a quanto comunemente ritenuto, la prevalenza dell’intolleranza ad additivi alimentari nella popolazione generale è piuttosto bassa. Ad oggi permangono comunque numerose incertezze, riguardo tanto ai meccanismi patogenetici quanto agli aspetti clinici e diagnostici di questa patologia. Le manifestazioni cliniche causate (o esacerbate) dagli additivi alimentari si ritiene siano attribuibili nella maggior parte dei casi a meccanismi non IgE-mediati (Reazioni Pseudo-Allergiche o PAR) e comunque risultano in genere meno severe di quelle indotte dall’allergia alimentare. La patologia più comunemente attribuita agli additivi rimane la sindrome orticaria-angioedema, sebbene gli additivi risultino effettivamente implicati solo in una minoranza dei casi. Sono comunque descritte come manifestazioni di ipersensibilità ad additivi anche l’anafilassi, la dermatite atopica, i disturbi comportamentali, l’asma e la rinite. L’approccio diagnostico consiste nel sottoporre il paziente ad un diario dei sintomi e delle abitudini alimentari, seguito da una dieta di eliminazione e dal test di provocazione in doppio cieco. Tale procedura ad oggi non è stata ancora standardizzata e permangono numerose incertezze circa le modalità operative con cui eseguire ed interpretare il test. L’approccio terapeutico prevede l’esclusione degli alimenti e dei prodotti che contengono l’additivo in causa e, nei pazienti non complianti alla dieta, un trattamento con farmaci sintomatici.