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Minerva Ortopedica e Traumatologica 2009 December;60(6):481-6
Copyright © 2009 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
La revisione femorale con stelo conico non cementato: esperienza con protesi monoblocco e modulare
Regis D., Sandri A., Bonetti I., Bartolozzi P.
Istituto di Clinica Ortopedica e Traumatologica Università di Verona, Italia
Obiettivo. Nella chirurgia di revisione femorale, lo stelo conico di Wagner ha presentato frequenti complicanze (affondamento e lussazione), portando allo sviluppo degli impianti modulari. In questo studio comparativo sono presentati alcuni aspetti della revisione femorale con stelo monoblocco e modulare.
Metodi. Dal 1992 eseguiamo revisioni femorali con steli conici ad ancoraggio distale, inizialmente utilizzando la protesi monoblocco SL di Wagner (68 impianti) e successivamente quella modulare Profemur R (104 casi). Il confronto è stato condotto considerando vari parametri: espianto dello stelo per complicanza infettiva, tasso di revisione per mobilizzazione asettica, incidenza di subsidence e lussazione.
Risultati. Due protesi di Wagner (2,9%) e cinque Profemur R (4,8%) sono state rimosse per infezione. Nessun impianto ha richiesto la revisione della componente femorale per mobilizzazione asettica. L’affondamento dello stelo si è verificato in 11 soggetti portatori di protesi monoblocco (16,1%) e in tre trattati con stelo modulare (2,9%). In entrambi i gruppi, uno stelo è stato sostituito per disconnessione testa-collo da subsidence. La lussazione della protesi si è presentata in sei pazienti del gruppo Wagner (9,1%) e in sette del gruppo Profemur R (6,8%).
Conclusioni. L’assenza di casi di mobilizzazione asettica osservata con entrambi gli steli conferma l’efficacia della fissazione conica sulle corticali diafisarie. La comparsa di gravi complicanze è stata l’unica causa di ulteriori interventi di revisione. La modularità favorisce la realizzazione del migliore assetto meccanico dell'articolazione protesizzata. La disponibilità del collo amovibile consente maggiori possibilità di adattamento, anche intraoperatorio, permettendo correzioni più semplici e precise della lunghezza ed orientamento finali dell’impianto.