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Minerva Ortopedica e Traumatologica 2004 April;55(2):73-8
Copyright © 2004 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Tecnica mini-invasiva (osteotomia distale percutanea) nel trattamento dell’alluce abdotto valgo. Risultati a distanza su 42 casi trattati
Zorzi R. 1, Pessina R. 2, Confalonieri N. 2, Biffi A. 3, Albisetti W. 3
1 C.O.O. Istituto Ortopedico Gaetano Pini, Milano 2 Divisione di Ortopedia e Traumatologia Ospedale di Vimercate 3 Istituto di Scienze Ortopediche Traumatologiche Università di Medicina, Milano
Obiettivo. La richiesta, da parte dei pazienti affetti da patologie dell’avampiede, di essere trattati con tecniche chirurgiche che consentano brevi periodi di ricovero, precoce autonomia postoperatoria e rapido recupero funzionale, ci ha spinto ad utilizzare per il trattamento dell’alluce valgo la tecnica mini invasiva proposta da Bosch.
Metodi. Nel periodo compreso tra settembre 1999 e dicembre 2002, presso l’Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano e la Divisione di Ortopedia dell’Ospe-dale di Vimercate, abbiamo sottoposto ad intervento secondo tecnica di Osteotomia Distale Percutanea (PDO) 40 pazienti affetti da alluce abdotto-valgo: l’indicazione è stata posta in presenza di angolo di valgismo dell’alluce maggiore di 15° e di angolo inter-metatarsale maggiore di 12°. Scopo dell’intervento è «allineare il moncone diafisario di M1 con l’alluce», mediante osteotomia percutanea metafisaria distale extracapsulare e ottenere un riorientamento articolare mediante un «desplacement laterale, un tilt, una rotazione e una eventuale plantarizzazione della testa metatarsale». Si utilizza come stabilizzatore un filo di Kirschner posizionato per via percutanea para-ungueale mediale. Il carico è concesso con scarpa Talus in 2° giornata. Viene effettuato un taping con alluce in ipercorrezione rinnovato settimanalmente per 6 settimane. Il filo di Kirschner viene rimosso in IV-V settimana.
Risultati. I risultati ottenuti sono stati più che soddisfacenti per quanto riguarda i parametri radiografici e i risultati clinici, con massima «compliance» dei pazienti (l’87,5 % si sottoporrebbe nuovamente all’intervento).
Conclusioni. Le complicanze da noi riscontrate non sono attribuibili alla tecnica chirurgica, ma a errori del chirurgo o a un non corretto nursing nel postoperatorio.