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Minerva Ortopedica e Traumatologica 2004 April;55(2):51-6
Copyright © 2004 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Ricerca di fattori che possano influenzare il risultato del trattamento chirurgico della sindrome del tunnel carpale. Studio preliminare su 100 pazienti
Ceffa R., Désayeux S., Sguazzini P., Mordente G.
S. S. di Chirurgia della Mano S. C. di Ortopedia e Traumatologia Azienda Ospedale Maggiore della Carità, Novara
Obiettivo. Accanto a un numero crescente di interventi per il trattamento della sindrome del tunnel carpale (solitamente con completa e precoce risoluzione della sintomatologia), è in crescita anche il numero di pazienti non immediatamente soddisfatti del risultato.
Metodi. Allo scopo di individuare possibili cause di «parziale insuccesso» abbiamo valutato in 100 pazienti la sintomatologia soggettiva, i fattori di rischio noti, l’anamnesi lavorativa e, nel 50% di essi, eventuali alterazioni ematochimiche. Dopo l’intervento chirurgico i pazienti sono stati visitati a 15 giorni, a 3 mesi e a 1 anno dall’intervento per valutare la risoluzione delle parestesie e dell’ipoestesia, la ripresa della funzionalità, la guarigione della ferita chirurgica e il grado di soddisfazione del paziente.
Risultati. Sono state evidenziate la presenza di alterazioni ematochimiche nella maggioranza dei pazienti valutati e l’anamnesi lavorativa positiva nel 25% dei casi. Non è stata ritrovata una correlazione tra la ritardata guarigione e la gravità dei sintomi preoperatori, la presenza di fattori occupazionali o le alterazioni dei parametri bioumorali indagati.
Conclusioni. In conclusione le alterazioni metabolico-ormonali appaiono rilevanti nel determinismo della sindrome del tunnel carpale e meritevoli di ulteriori indagini, ma non risultano determinanti nella prognosi della malattia dopo il trattamento chirurgico. Eventuali «insuccessi» vanno correlati probabilmente a fini varianti di tecnica finora non completamente valutati. È stata tuttavia riscontrata una spontanea tendenza al miglioramento dei risultati nel tempo dopo il trattamento chirurgico; è quindi consigliabile rivalutare i pazienti a 1 anno dall’intervento, per un più completo e reale inquadramento della bontà dei risultati.