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Minerva Ortopedica e Traumatologica 2003 February;54(1):1-11

Copyright © 2003 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese

Artroplastica totale dell’anca nell’artrite post-traumatica dopo frattura dell’acetabolo

Bellabarba C., Barei D. P., Mills W. J., Nork S. E., Chip Routt M. L. Jr.

Department of Orthopaedics and Sports Medicine Harborview Medical Center University of Washington School of Medicine, Seattle, WA, USA


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L’artroplastica totale dell’anca nell’artrite post-traumatica dopo frattura dell’acetabolo pone diversi problemi dovuti alla combinazione delle sfavorevoli caratteristiche demografiche dei pazienti e della aumentata complessità della procedura chirurgica. La giovane età e l’elevato livello di attività dei pazienti affetti da artrite post-traumatica possono essere associate a richieste di prestazioni eccessive, che compromettono la longevità delle loro protesi d’anca. Il deficit dell’osso acetabolare e il danno a carico dei tessuti molli rappresentano 2 delle molteplici problematiche di natura post-traumatica che aumentano la complessità dell’artroplastica totale dell’anca e che ne possono influenzare negativamente i risultati. A causa dei fattori presi in considerazione, i pazienti sottoposti ad artroplastica totale dell’anca dopo frattura dell’acetabolo presentano un maggior numero di complicanze e una ridotta longevità della protesi rispetto ai pazienti sottoposti ad artroplastica totale dell’anca per cause non traumatiche. Tuttavia, i risultati dell’intervento di artroplastica totale dell’anca dopo fratture dell’acetabolo possono essere migliorati attraverso la prevenzione di alcuni problemi di frequente riscontro in sede intraoperatoria e la valutazione degli effetti di tecniche chirurgiche differenti sui risultati del trattamento. Indipendentemente dal fatto che la ricostruzione dell’acetabolo venga eseguita utilizzando il cemento, è lecito attendersi eccellenti risultati clinici a breve termine. Tuttavia, con l’avanzare del periodo di follow-up, i risultati positivi inizialmente ottenuti vengono persi in una misura assai maggiore nel caso delle componenti dell’acetabolo con cemento, rispetto alle componenti non cementate. Gli studi di follow-up a lungo termine hanno evidenziato tassi eccessivamente elevati di deterioramento asettico nel caso della ricostruzione dell’acetabolo con cemento, mentre il principale problema a lungo termine dalle componenti dell’acetabolo non cementate è rappresentato dall’usura del polietilene. È possibile ottenere risultati apprezzabili nell’artroplastica totale dell’anca dopo frattura dell’acetabolo mediante l’utilizzo di strategie che contribuiscono alla prevenzione di complicanze comuni, come l’ossificazione eterotopica e le infezioni, e che consentono di ovviare a problemi di frequente riscontro in sede intraoperatoria correlati alla carenza di tessuto osseo e all’instabilità dell’anca. I tassi meno elevati di deterioramento asettico hanno reso la ricostruzione dell’acetabolo senza cemento la tecnica di elezione nell’intervento chirurgico dopo frattura dell’acetabolo.

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