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  MAMMELLA 

Minerva Ginecologica 2012 February;64(1):53-65

Copyright © 2012 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese

Chemioterapia adiuvante nelle neoplasie mammarie in stadio iniziale

Schmidt M., Koelbl H.

Department of Obstetrics and Gynecology, Johannes Gutenberg-University, Mainz, Germany


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Sebbene l’epoca attuale sia contraddistinta da un progressivo miglioramento della caratterizzazione molecolare delle neoplasie mammarie con nuovi test prognostici e predittivi, e da un uso sempre più frequente delle terapie mirate, la chemioterapia adiuvante continua a rappresentare una pietra angolare nel trattamento delle neoplasie mammarie in stadio iniziale. Numerosi trial clinici sulla chemioterapia adiuvante senza trastuzumab hanno mostrato chiaramente che l’efficacia dipende non solo dalla mera applicazione di nuove sostanze (es., taxani) ma, in misura almeno altrettanto importante, dal modo in cui vengono utilizzate. Attualmente, una chemioterapia adiuvante standard deve comprendere antracicline, taxani e ciclofosfamide. Il docetaxel si somministra preferibilmente a intervalli di tre settimane, mentre il paclitaxel dovrebbe essere utilizzato a cadenza settimanale oppure ogni due settimane con un supporto di G-CSF (approccio “dose-dense”). Nelle pazienti con neoplasie mammarie ad alto rischio, con più di tre linfonodi ascellari coinvolti, un approccio “dose-dense” e sequenziale intensificato porta ad un significativo miglioramento della sopravvivenza. Altri approcci per migliorare l’efficacia della chemioterapia adiuvante prevedono l’aggiunta di altre sostanze come la capecitabina. Per contro, i ricercatori che hanno provato ad applicare una de-escalation della chemioterapia adiuvante hanno utilizzato una chemioterapia comprendente taxani ma senza antracicline. Complessivamente, questi nuovi approcci dovranno essere confermati da altri trial clinici prima di poter essere considerati standard di cura nelle neoplasie mammarie iniziale.

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