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Minerva Ginecologica 2004 April;56(2):171-8
Copyright © 2004 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Prevenzione e trattamento della toxoplasmosi congenita. Modello organizzativo
Vimercati A., Angelici M. C., De Cosmo L., Doria G., Cuccovillo A. R., Lezzi V., Nigro A., Lucaselli R., Pontrelli G., Selvaggi L.
Obiettivo. La toxoplasmosi congenita rappresenta un importante problema ostetrico-pediatrico e la possibilità di controllare l'infezione in gravidanza costituisce una tematica a tutt'oggi controversa. Si è voluto riportare la nostra esperienza che ha visto adottare, a livello regionale, un modello organizzativo pluri-disciplinare per la diagnosi prenatale della toxoplasmosi congenita, uniformandosi in questo con altri centri clinici italiani coordinati a livello nazionale dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Metodi. Le donne gravide, a rischio di infezione primaria da Toxoplasma gondii, sono riferite ambulatorialmente presso il Centro; sono eseguite le indagini sierologiche (specifiche IgG, IgM, IgA, IG avidity), viene iniziata la terapia con spiramicina e i casi ad alto rischio sono avviati alla diagnosi prenatale, con invio, secondo protocolli nazionali, di campione di liquido amniotico, all'Istituto Superiore di Sanità per la ricerca del parassita mediante isolamento e tecnica PCR. Accertata l'infezione fetale o in caso di sieroconversione tardiva è consigliata la terapia con piremetamina/sulfadiazina/acido folinico in cicli alternati alla spiramicina; in ogni caso segue follow-up feto-neonatale secondo protocolli standardizzati.
Risultati. Nel triennio 1999-2001 sono stati riferiti 180 casi di sospetta toxoplasmosi in gravidanza, con una media di circa 60 casi l'anno, reclutando più di un terzo dei presunti casi regionali, con un trend peraltro in costante aumento.
Conclusioni. Il servizio di Diagnosi Prenatale dell'infezione da Toxoplasma gondii ha tratto beneficio dall'operare una scelta di uniformità dei protocolli diagnostico-terapeutici con il livello nazionale.