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Minerva Ginecologica 2002 April;54(2):193-6
Copyright © 2002 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Consenso alle trasfusioni di sangue ed emoderivati
Massaro A. L., Alba E., Ragonesi G., Colla F., Barbini V., Corvetto L., D’Addato F.
La trasfusione del sangue o degli emoderivati rappresenta un atto medico che comporta per sua natura necessariamente una possibilità di pericolo o di danno, dato che in concreto è impossibile evitare totalmente, pur agendo con la massima prudenza, diligenza e perizia, rischi più o meno gravi di infezioni, di reazioni trasfusionali, di alloimmunizzazioni, di effetti immunomodulanti non desiderati, ecc. L'art. 19 dei D.M. 15/01/1991 impone l'obbligo di richiesta del «consenso informato», da intendersi come libera manifestazione dell'accettazione di un intervento terapeutico, resa a seguito di una piena informativa della natura, delle possibilità, dei rischi e degli effetti collaterali dell'intervento. Il consenso alla trasfusione di sangue non può che essere espresso da persone in grado di intendere e volere, mentre la terapia trasfusionale può anche essere proposta per un minore, per un interdetto o per una persona temporaneamente incapace, a causa del suo stato di salute. Vengono prese in considerazione alcune problematiche relative alle seguenti domande: Cosa succede se il consenso viene negato? Che cosa può succedere se il consenso non viene richiesto o se la trasfusione è effettuata quando il consenso viene negato? In conclusione appare difficile fornire schemi operativi facilmente applicabili: molto dipende dallo stato del paziente, dalle sue reazioni, dalle sue paure, dalla sua fiducia nel medico e dalla capacità di comunicazione di quest'ultimo.