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Minerva Medica 2012 October;103(5):393-412
Copyright © 2012 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Iperenzimemia pancreatica: recenti acquisizioni in tema di approccio clinico-diagnostico, con particolare attenzione alla sindrome di Gullo
Catanzaro R., Italia A. ✉
Unità Operativa Complessa di Medicina Interna “A. Francaviglia”, Dipartimento di Medicina Interna e Patologie Sistemiche, Azienda Ospedaliero-Universitaria, “Policlinico-Vittorio Emanuele”, Catania, Italia
Un incremento delle concentrazioni plasmatiche degli enzimi pancreatici è una nota manifestazione di patologia di quest’organo, specialmente di natura flogistica o neoplastica, anche se molte altre condizioni patologiche extrapancreatiche possono ugualmente provocare questo aumento. Accanto, tuttavia, a queste forme morbose di iperenzimemia pancreatica, ne sono state identificate diverse “non-patologiche”, quali la macroamilasemia e l’iperamilasemia salivare o salivare/pancreatica (mista), caratterizzate tipicamente solo da un variabile incremento dell’amilasi. Nel 1996, tuttavia, venne descritta per la prima volta, da Lucio Gullo e coll., una nuova sindrome caratterizzata da un’anormale, cronico e benigno incremento di amilasi ed isoamilasi pancreatica, nonché di lipasi e tripsina, asintomatica e scoperta spesso in maniera accidentale1. L’aumento odierno dell’osservazione dell’iperenzimemia pancreatica, nel complesso, è legato soprattutto al fatto che i medici di medicina generale tendono più spesso ad includere la valutazione di amilasi pancreatica e lipasi negli esami ematici “di routine”, oltre alla loro costante valutazione nei reparti di emergenza: ciò ha fatto in modo che questa sindrome venisse chiaramente identificata molto recentemente2-4. Essa è caratterizzata pertanto da un aumento, al di sopra della norma, di tutti gli enzimi pancreatici in assenza di patologie sottostanti; può essere sporadica o familiare, è persistente ma il suo decorso tipicamente consta anche di ampie oscillazioni così come di transitorie normalizzazioni dei valori enzimatici1,5. Il suo riconoscimento è molto importante perché serve ad assicurare ai portatori dell’iperenzimemia che la sindrome è benigna; esso serve inoltre ad evitare esami spesso numerosi e costosi nonché, talvolta, ricoveri e terapie, in questo caso assolutamente inutili.