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REVIEW   

Minerva Medica 2010 December;101(6):405-18

Copyright © 2011 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese

Terapie consolidate ed emergenti per il carcinoma epatocellulare

Cicinnati V. R. 1, 2, Sotiropoulos G. C. 2, Beckebaum S. 1, 2

1 Department of Gastroenterology and Hepatology, University Hospital Essen, University of Duisburg-Essen, Essen, Germany; 2 Department of General, Visceral and Transplantation Surgery, University Hospital Essen, University of Duisburg-Essen, Essen Germany


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Il carcinoma epatocellulare (hepatocellular carcinoma, HCC) rappresenta il più commune tumore maligno del fegato, con un’incidenza in aumento a livello mondiale. L’incidenza dell’HCC è strettamente correlata all’epidemiologia dei fattori di rischio che sono rappresentati principalmente dall’epatite virale cronica di tipo B e C. Stanno attualmente emergendo l’obesità ed il diabete di tipo II, spesso associati alla steatosi epatica cronica non alcolica, fattori di rischio indipendenti per lo sviluppo dell’HCC. Benché i fattori di rischio per l’HCC siano ben caratterizzati, i meccanismi molecolari responsabili della trasformazione maligna degli epatociti non sono stati ancora compresi appieno. La diagnosi e la terapia dell’HCC seguono definiti algoritmi in accordo con la “European Association for the Study of the Liver” e con la “American Association for the Study of Liver Diseases guidelines”. È stato dimostrato che il trapianto di fegato presenta il miglior esito per pazienti selezionati con uno stadio tumorale precoce, ma la sua applicazione è limitata dalla carenza di organi disponibili per il trapianto. Dopo la resezione epatica la prognosi rimane insoddisfacente a causa di un’elevata incidenza della recrudescenza del tumore. La radioterapia interna selettiva si sta rivelando come promettente trattamento loco-regionale per i pazienti affetti da HCC caratterizzati da buone condizioni fisiche e da una certa riserva epatica, ma non idonei all’intervento chirurgico. L’inibitore orale multichinasi Sorafenib recentemente introdotto è stato caratterizzato come terapia palliativa sistemica. Ulteriori miglioramenti nella comprensione dei meccanismi molecolari che stanno alla base dello sviluppo dell’HCC potranno in futuro facilitare lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche mirate.

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