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Minerva Medica 2008 December;99(6):549-68
Copyright © 2008 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Progressi nella diagnosi e nella terapia dell’epatite autoimmune
Czaja A. J.
Division of Gastroenterology and Hepatology Mayo Clinic College of Medicine Rochester, MN, USA
L’epatite autoimmune presenta diverse manifestazioni cliniche, che complicano la sua diagnosi. Inoltre, essa presenta outcome sfavorevoli, che richiedono nuove terapie. Gli obiettivi di questa revisione sono di presentare i progressi relativi a tali problemi e di fornire indicazioni per ulteriori soluzioni. Sono stati selezionati articoli scientifici e revisioni tratti da Medline nel periodo 1970-2008, riuniti in una raccolta personale che copre un arco di 31 anni. Nella valutazione dei pazienti con caratteristiche dubbie, sono stati sviluppati due distinti sistemi diagnostici a punteggio dotati di virtù complementari. Le forme con presentazione acuta grave e fulminante richiedono la pronta somministrazione di una terapia con corticosteroidi e la presenza concomitante di modificazioni delle vie biliari e di necrosi centrolobulare della zona 3 non esclude la diagnosi. Modificazioni colangiografiche possono essere presenti nei soggetti di età adulta ed infantile con la malattia e gli anticorpi controantigeni epatici solubili presentano un valore prognostico. L’epatite autoimmune deve essere presa in esame nei pazienti senza autoanticorpi e con disfunzione dell’organo dopo trapianto epatico. I pazienti asintomatici possono non richiedere un trattamento immediato e il sistema Model of End Stage Liver Disease identifica precocemente i pazienti problematici. L’end-point ottimale per il trattamento è costituito dalla normalizzazione degli esami epatici e del quadro tissutale, mentre la prima recidiva è un’indicazione per la terapia a lungo termine con azatioprina. Terapie di salvataggio promettenti sono costituite da ciclosporina, tacrolimus e micofenolato mofetile, mentre l’aziatioprina con budesonide può essere utilizzata come terapia di prima linea in pazienti selezionati. Vi sono stati progressi nella diagnosi e nella terapia dei pazienti con epatite autoimmune, ma altro lavoro deve essere ancora fatto. Studi multicentrici sono essenziali prima dell’incorporazione di nuovi farmaci nell’algoritmo terapeutico.