![]() |
JOURNAL TOOLS |
Opzioni di pubblicazione |
eTOC |
Per abbonarsi |
Sottometti un articolo |
Segnala alla tua biblioteca |
ARTICLE TOOLS |
Estratti |
Permessi |
Share |


I TUOI DATI
I TUOI ORDINI
CESTINO ACQUISTI
N. prodotti: 0
Totale ordine: € 0,00
COME ORDINARE
I TUOI ABBONAMENTI
I TUOI ARTICOLI
I TUOI EBOOK
COUPON
ACCESSIBILITÀ
ARTICOLI ORIGINALI
Minerva Medica 2001 December;92(6):411-6
Copyright © 2001 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Epatite cronica da HCV: monoterapia con Alfa Interferone ricombinante 2a, 2b e linfoblastoide in pazienti naive
Foti G.
Obiettivo. Valutare l'efficacia della monoterapia con alfa-interferone ricombinante 2a, 2b e linfoblastoide nell'epatite cronica HCV-correlata.
Metodi. Sono stati studiati 59 pazienti naive affetti da epatite cronica C, di età compresa tra i 25 ed i 65 anni. Tutti presentavano valori elevati della ALT, HCV-viremia; in tutti è stato determinato il genotipo virale. Tutti i pazienti erano stati sottoposti ad epatobiopsia nei 24 mesi precedenti; nessun paziente presentava controindicazioni assolute all'uso dell'interferone. Il trattamento prevedeva l'utilizzo di alfa interferone ricombinate 2a, 2b e linfoblastoide al dosaggio di 5 (o 6) MU 3 volte alla settimana per 6 mesi; quindi, 3 milioni di unità 3 volte a settimana per i successivi 6 mesi; nei pazienti con bassa probabilità di risposta il dosaggio iniziale veniva proseguito per l'intero ciclo.
Risultati. Due pazienti (3,3%) hanno presentato severa intolleranza nei primi due mesi di terapia per cui il trattamento è stato sospeso; 18 pazienti (30,5%) non hanno presentato risposta biochimica e/o virologica completa (no-responders); di trentanove pazienti che hanno presentato ETR (end of treatment response), 23 (38,9%) hanno recidivato nel successivo follow-up semestrale (relapsers), 16 (27,1%) hanno presentato una risposta sostenuta (sustained responders). Non sono stati osservati «break-through». Non sono state osservate recidive tardive. Nessun paziente con genotipo 1 ha presentato risposta sostenuta.
Conclusioni. Sebbene il campione studiato sia limitato si è osservato un tasso di risposte sostenute sovrapponibili con le più comuni casistiche descritte in Letteratura. Viene sottolineata la bassa sensibilità del genotipo 1b alla monoterapia con interferone. Si ribadisce l'importanza di strategie alternative nella gestione terapeutica dell'epatite cronica C.