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REVIEW  MEDICINA NUCLEARE IN ENDOCRINOLOGIA I 

Minerva Endocrinologica 2008 June;33(2):85-93

Copyright © 2008 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese

La terapia chirurgica dell’iperparatiroidismo primitivo: dalla esplorazione bilaterale del collo alla chirurgia mininvasiva

Pelizzo M. R. 1, Pagetta C. 2, Piotto A. 1, Sorgato N. 1, Merante Boschin I. 1, Toniato A. 1, Grassetto G. 2, Rubello D. 2

1 Institute of Surgical Pathology and Clinical Propedeutic, Hospital University of Padua, Padua, Italy 2 Nuclear Medicine Service, PET Centre, “Santa Maria della Misericordia” Rovigo Hospital, Istituto Oncologico Veneto (IOV)-IRCCS, Rovigo, Italy


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Le paratiroidi, descritte per la prima volta nell’uomo dallo svedese Sandstrom nel 1880, hanno acqiosito sempre maggiore importanza non come protagoniste di patologia intrinseca ma come oggetto (da accidentale avulsione o danno ischemico) della chirurgia radicale della tiroide. Inizialmente, da Kocher in poi, sono stati più numerosi i contributi scientifici relativi all’affinamento della tecnica di preservazione delle paratiroidi, non tanto quelli relativi alla chirurgia paratiroidea ablativa, di impatto più marginale. Le ragioni sono da ricercarsi nel fatto che per oltre un secolo la chirurgia ablativa della paratiroidi, che per gli aspetti tecnici ricalca quella tiroidea, non ha ricevuto congrui supporti strumentali e laboratoristici atti a modificarne l’approccio. La possibile sede ectopica delle ghiandole paratiroidi, dislocate nel collo e nel mediastino, e l’assenza dei moderni presidi diagnostici, hanno fatto sì che il principale obiettivo della chirurgia, la risoluzione dell’iperparatiroidismo, abbia prudenzialmente orientato la tecnica verso la sistematica ricerca delle 4 ghiandole, rivelatasi però superflua nell’80% dei casi. Una più efficace diagnostica di localizzazione paratiroidea e l’introduzione del dosaggio rapido intra-operatorio del PTH hanno consentito lo sviluppo di una tecnica più selettiva fino all’approccio chirurgico mininvasivo.

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