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CASI CLINICI
Minerva Stomatologica 2009 April;58(4):181-5
Copyright © 2009 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Ipersensibilità della dentina nello sbiancamento dentale: descrizione di un caso
Amengual J. 1, Forner L. 2
1 Postgraduate Program in Endodontics Department of Dentistry University of Valencia, Valencia, Spain 2 Unit of Operative Dentistry and Endodontics Department of Dentistry University of Valencia, Valencia, Spain
I perossidi di idrogeno r di crabamide utilizzati per i trattamenti sbiancanti ambulatoriali e a domicilio sono potenzialmente dannosi per la polpa, provocando diverse alterazioni. E’ anche caratteristica e molto frequente la presenza di sensibilità dentale. L’obiettivo di questo lavoro è quello di rivedere la comparsa di ipersensibilità dentale dopo trattamento sbiancante nei casi clinici trattati con diverse tecniche. Lo studio ha riguardato 56 pazienti trattati con 5 diverse tecniche di sbiancamento dentale: trattamento ambulatoriale con perossido d’idrogeno al 35% attivato con luce fredda (N1 = 10); trattamento ambulatoriale con perossido d’idrogeno al 35% attivato chimicamente (N2 = 10); trattamento ambulatoriale con dispositivi plastici adattabili con perossido di carbamide al 35% (N3 = 10); trattamento a domicilio con dispositivi plastici adattabili (N4 = 16, 8 con perossido di carbamide al 35% e 8 con perossido di idrogeno al 35%); trattamento a domicilio con vernice al perossido di carbamide al 6% (N5 = 10). Nei casi considerati la sensibilità è stata del 55% ed è variata tra “leggera” ed “intensa”. Tutte le procedure di sbiancamento possono provocare ipersensibilità, sebbene non sempre. Quando presente (31-55% di tutti i pazienti trattati) l’ipersensibilità non è di solito molto intensa e colpisce solo pochi denti per ogni paziente. Una sensibilità maggiore è stata osservata con le tecniche ambulatoriali di sbiancamento che utilizzavano l’attivazione chimica (70%) o quella tramite luce fredda (100%). Di conseguenza, dopo trattamento sbiancante, l’ipersensibilità dentale è attesa, indipendentemente dalla tecnica e dal prodotto utilizzato, in almeno un paziente su due.