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Minerva Cardioangiologica 2013 April;61(2):201-9
Copyright © 2013 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Esito dell’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST rispetto alla sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento ST, trattati con stent a rivestimento di ossido di titanio-nitruro rispetto a stent a rilascio di everolimus: dati del trial BASE-ACS
Romppanen H. 1, 2, Nammas W. 3, Kervinen K. 1, Mikkelsson J. 3, Pietilä M. 4, Lalmand J. 5, Rivero-Crespo F. 6, Pentikäinen M. 7, Tedjokusumo P. 8, Karjalainen P. P. 3 ✉
1 Division of Cardiology, Department of Internal Medicine, University of Oulu, Oulu, Finland; 2 Heart Center, Kuopio University Hospital, Kuopio, Finland; 3 Heart Center, Satakunta Central Hospital, Pori, Finland; 4 Department of Medicine, Turku University Hospital, Turku, Finland; 5 CHU de Charleroi, Charleroi, Belgium; 6 Interventional Cardiology Section, La Princesa University Hospital, Madrid, Spain; 7 Department of Cardiology, Helsinki University Central Hospital, Helsinki, Finland; 8 Department of Cardiology and Vascular Medicine, Dr. Hasan Sadikin Hospital, Bandung, Indonesia
Obiettivo. Lo studio BASE-ACS ha dimostrato che l’esito di stent bioattivi a rivestimento di ossido di titanio-nitruro (BAS) era statisticamente non inferiore a quello degli stent a rilascio di everolimus (EES) a 12 mesi di follow-up, in pazienti affetti da sindrome coronarica acuta (ACS) sottoposti a intervento coronarico percutaneo precoce (PCI). Abbiamo esaminato un’analisi a posteriori dell’esito a 12 mesi dello studio BASE-ACS nel sottogruppo di pazienti colpiti da infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI), rispetto ad ACS senza sopraslivellamento ST (non STEACS).
Metodi. Un totale di 827 pazienti con ACS (321 STEMI) è stato assegnato in modo casuale alla somministrazione di BAS o SEE. L’endpoint primario era un composito di morte cardiaca, infarto miocardico (MI) non fatale e rivascolarizzazione della lesione target da ischemia (TLR) a 12 mesi di follow-up.
Risultati. L’incidenza cumulativa a 12 mesi dell’endpoint primario è risultata simile tra i due sottogruppi (9% contro il 9,5%, rispettivamente, nei pazienti STEMI rispetto ai non STEACS, P= 0,90). La percentuale di morte cardiaca a 12 mesi era significativamente maggiore nel sottogruppo STEMI rispetto al sottogruppo non STEACS (rispettivamente 2,8 contro 0,6%, P =0,01). Tuttavia, le percentuali di infarto miocardico non fatale, TLR da ischemia, trombosi definita dello stent e morte non cardiaca erano statisticamente compensaea fra i due sottogruppi (P> 0,05 per tutti).
Conclusione. Nell’attuale analisi a posteriori dello studio BASE-ACS basata sul tipo di infarto, l’esito a 12 mesi dei pazienti sottoposti a PCI per sindrome coronarica acuta precoce era lievemente peggiore nel contesto di STEMI, rispetto ai pazienti non STEACS, come si riflette nella percentuale significativamente più elevata di morte cardiaca.