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ARTICOLI ORIGINALI   

Minerva Cardioangiologica 2009 April;57(2):143-50

Copyright © 2009 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese

Fibrillazione atriale e lieve deterioramento cognitivo: qual è la correlazione?

Puccio D. 1, Novo G. 1, Baiamonte V. 2, Nuccio A. 1, Fazio G. 1, Corrado E. 1, Coppola G. 1, Muratori I. 1, Vernuccio L. 3, Novo S. 1

1 Division of Cardiology Department of Internal Medicine and Cardiovascular Diseases University of Palermo, Palermo, Italy 2 Institute of Neuropsychiatry Department of Neurology University of Palermo, Palermo, Italy 3 Department of Internal Medicine and Emerging Disease, University of Palermo, Palermo, Italy


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Obiettivo. La fibrillazione atriale (atrial fibrillation, AF), oltre alle complicazioni macroemboliche, può anche causare aree cerebrali ischemiche multiple dovute a fenomeni microembolici e ipoperfusione transiente, conducendo eventualmente a un progressivo deperimento cognitivo e perfino all’acclamata demenza vascolare. Lo scopo di questo studio è stato valutare la prevalenza del deterioramento cognitivo nei pazienti affetti da AF. I risultati riportati riguardano i dati ottenuti al momento dell’arruolamento.
Metodi. Gli autori hanno studiato 42 pazienti con una storia di AF non valvolare (parossistica, persistente, ricorrente o permanente) e 40 controlli omogenei nel ritmo sinusale senza precedenti episodi di AF. Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad anamnesi, esame fisico generale e analisi biochimiche e strumentali. Per indagare sullo stato cognitivo, i soggetti sono stati valutati sulla base dei seguenti parametri: Mini Mental State Examination (MMSE), Clinical Dementia Rating Scale (CDR), Activity of Daily Living (ADL), Instrumental Activity of Daily Living (IADL) Global Deterioration Scale(GLDS), Geriatric Depression Scale (GDS) e Hachinski Ischemic Score (HIS).
Risultati. I pazienti affetti da AF hanno presentato indici peggiori rispetto ai controlli riguardo i parametri GLDS (P=0,0001), HIS (P=0,001), CDR (P=0,07) and GDS (P=0,07); non sono state riscontrate differenze significative per l’indice MMSE anche correlando per età ed istruzione. I pazienti con AF trattati con warfarina hanno mostrato dei valori migliori riguardo gli indici CDR (P=0,04), GLDS (P=0,03) e GDS (P=0,007), in confronto a quelli trattati con aspirina. Gli indici MMSE corretti non hanno mostrato differenze.
Conclusioni. Gli autori hanno identificato un leggero deterioramento nel gruppo affetto da AF; i pazienti con AF parossistica, persistente o ricorrente hanno mostrato performance cognitive peggiori rispetto a quelli affetti da patologia permanente, suggerendo una possibile patologia microembolica. La terapia con anticoaugulanti potrebbe giocare un ruolo protettivo, in ogni caso è necessario avere ulteriori prove.

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