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REVIEW
Minerva Cardioangiologica 2007 December;55(6):803-13
Copyright © 2007 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Pacemaker e defribillatori impiantabili in pazienti pediatrici
Silvetti M. S:
Cardiac Arrhythmia Service Department of Pediatric Cardiology Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Rome, Italy
La cardiostimolazione pediatrica presenta caratteristiche e difficoltà assai specifiche, dovute alle peculiarità dei piccoli pazienti, in primo luogo per la crescita corporea, ma anche per la vita molto attiva, i rischi infettivi, la lunga aspettativa di vita. Invece, i pacemaker (PM) e gli elettrodi sono stati sviluppati per i pazienti adulti e vengono utilizzati nei bambini, adattandoli ad essi. Gli studi in letteratura medica generalmente prendono in considerazione pochi pazienti, disomogenei, senza gruppi di controllo. È poi ancora dibattuto se sia meglio impiantare sistemi endocardici o epicardici con elettrodi a rilascio di steroidi. Nonostante tutte queste limitazioni, i risultati clinici sono generalmente buoni, ma anche le complicazioni sono frequenti, soprattutto in relazione agli elettrodi, e spesso necessitano di reinterventi. Inoltre, rimangono molti dubbi circa i risultati a lungo termine per quanto riguarda la longevità degli elettrodi, la disfunzione ventricolare, eventuali danni valvolari e occlusioni venose, i risultati estetici e i problemi psicologici. Come regola generale, meno elettrodi si impiantano, meno complicazioni si avranno in futuro, e il più semplice sistema di pacing (in genere, monocamerale, specie VVIR) sembra avere i migliori risultati. La creazione di un’ansa dell’elettrodo in atrio destro dovrebbe favorire “l’allungamento” del catetere con la crescita. I sistemi endocardici
ed epicardici con elettrodi a rilascio di steroidi dimostrano performance elettriche (soglia, sensibilità, impedenza) sovrapponibili a medio-lungo termine, soprattutto nei pazienti che non sono stati sottoposti in precedenza a interventi cardiochirurgici, ma in ogni caso i risultati sono generalmente migliori nei sistemi endocardici, che presentano minori complicazioni a distanza. Per questo, nel caso in cui il peso dei pazienti sia di circa 10-15 kg, l’impianto endocardico dovrebbe essere la prima scelta.