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Minerva Cardioangiologica 2004 August;52(4):287-312

Copyright © 2004 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese, Italiano

Fattori di rischio genetici nell’infarto miocardico giovanile

Incalcaterra E., Hoffmann E., Averna M. R., Caimi G.


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Nei soggetti giovani il ruolo della suscettibilità genetica alla cardiopatia ischemica sembra particolarmente rilevante. Negli ultimi anni, l'attenzione è stata centrata sui polimorfismi in grado di influenzare alcune funzioni biologiche (coagulazione e fibrinolisi, funzione piastrinica, funzione vascolare, metabolismo lipidico, sistema dell'infiammazione).
Notevole interesse ha suscitato lo studio dei polimorfismi protrombotici. L'importanza relativa dell'aterosclerosi e della trombosi sembra, infatti, variare con l'età. In tutti gli studi da noi presi in esame, il polimorfismo G20210A del gene che codifica per la protrombina risultava associato a un aumentato rischio di infarto miocardico acuto (IMA) nei giovani, soprattutto se altri fattori di rischio erano presenti. Risultati contrastanti provengono, invece, dagli studi condotti sul Fattore V Leiden: secondo molti Autori, lo stato di portatore della resistenza alla proteina attivata (activated protein C resistance, APCR), sarebbe associato a un aumentato rischio di IMA esclusivamente nei fumatori, soprattutto se di sesso femminile. Sembre-rebbero, invece, avere un effetto protettivo alcuni polimorfismi del gene che codifica per il fattore VII. Anche una ridotta capacità fibrinolitica, quale quella riscontrata in vitro in presenza dell'allele 4G nel promoter del gene per l'inibitore dell'attivatore del plasminogeno (plasminogen activator inhibitor, PAI), potrebbe essere all'origine di un infarto insorto precocemente.
Grande attenzione è stata rivolta anche agli effetti che mutazioni nei geni che influenzano la funzione piastrinica possono avere sulla suscettibilità alla cardiopatia ischemica nei giovani. Secondo una metanalisi degli studi pubblicati fino al 1999, non sembrerebbe esservi alcuna associazione tra IMA giovanile e polimorfismo PlA1/A2 del gene per la GP IIIa. Più incerti sono, invece, i dati che riguardano la GP IIb e la GP Ib. Sembrerebbe, altresì, che alcuni dei polimorfismi del gene che codifica per la trombopoietina (C4830A e A5713G) siano associati a un incrementato rischio di IMA in giovane età.
È stato indagato anche il ruolo di alcuni geni che codificano per fattori in grado di influenzare la funzione vascolare. Un esiguo numero di studi è stato condotto sulla genetica del sistema renina-angiotensina-aldosterone e scarsi e contraddittori sono i risultati ottenuti, così come lo sono quelli relativi all'associazione tra polimorfismo G894T del gene per la eNOS o tra polimorfismo C677T del gene per la methylene-tetrahydrofolate reductase (MTHFR) e IMA giovanile.
Tra i geni più studiati vi sono quelli che codificano per proteine coinvolte nel metabolismo lipidico. Diversi polimorfismi sono stati individuati nel gene che codifica per la Apolipoproteina B: tra questi, il polimorfismo C-516T si è rivelato essere associato con i livelli plasmatici di LDL; non sono invece concordanti i risultati relativi all'associazione di questo, così come di altri polimorfismi dello stesso gene (I/D della sequenza LAL, PvuII, MspI, Asp4311Ser), con l'IMA giovanile. La variante e4 del gene che codifica per la Apoproteina E è stata, invece, associata, in diversi studi, a un aumentato rischio di IMA in giovane età.
Negli ultimi anni particolare interesse ha suscitato lo studio del rapporto tra sistema dell'infiammazione, aterosclerosi e cardiopatia ischemica. Pochi sono ancora gli studi condotti, tuttavia è stata riscontrata un'associazione positiva tra IMA giovanile e polimorfismo C-260T del CD14, tra aterosclerosi coronarica e polimorfismo A516C della E selectina o polimorfismi Leu125Val e Ser563Asn di PECAM1.

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