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REVIEW
Minerva Cardioangiologica 2003 June;51(3):287-94
Copyright © 2003 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Stratificazione del rischio tromboembolico nel paziente con fibrillazione atriale. Ruolo dell’ecocardiografia
Carerj S., Micari A., Di Rosa S., Pugliatti P., Cerrito M., Zito C., Coglitore S., Luzza F., Arrigo F.
La fibrillazione atriale (FA) è l'aritmia che si riscontra più frequentemente nella pratica clinica e rappresenta la più frequente condizione predisponente ad eventi tromboembolici in pazienti con o senza valvulopatia. Ciò avviene con un meccanismo riconducibile ad emboli a partenza atriale e/o auricolare, o meno frequentemente, a cardiopatie emboligene associate, quale ad esempio la cardiopatia ischemica complicata da trombosi ventricolare o da lesioni ateromasiche aortiche o carotidee.
Non tutti i pazienti con FA hanno lo stesso rischio tromboembolico e come tale diviene indispensabile stratificarli al fine di identificare quelli a rischio maggiore in modo da effettuare una gestione terapeutica oculata. L'approccio alla stratificazione deve essere multiparametrico comprendendo parametri clinici, di laboratorio e strumentali. Numerosi trials hanno dimostrato come un ruolo importante venga svolto dall'ecocardiografia che permette di valutare parametri sia di tipo anatomico che funzionale, associati al rischio cardioembolico. L'utilizzo dell'ecocardiografia transesofagea (ETE), come complemento alla transtoracica, ha notevolmente migliorato la quantità e la qualità di informazioni che la metodica ultrasonografica può darci. Infatti la metodica transtoracica (ETT) non è in grado di studiare le strutture cardiache posteriori e come tale ha una sensibilità nella evidenziazione dei trombi del 33-72%. L'ETE ha superato questi limiti intrinseci alla metodica transtoracica raggiungendo una sensibilità e specificità che in vari trials è risultata prossima al 100%
L'ecocardiografia rappresenta una metodica ormai indispensabile nella gestione del paziente con FA grazie alla possibilità di ottenere in maniera semplice, ripetibile, e in breve tempo una serie di parametri strumentali che inseriti nel contesto clinico di ogni singolo paziente, consentono di effettuare una adeguata stratificazione del rischio tromboembolico.