![]() |
JOURNAL TOOLS |
eTOC |
Per abbonarsi |
Sottometti un articolo |
Segnala alla tua biblioteca |
ARTICLE TOOLS |
Estratti |
Permessi |
Share |

I TUOI DATI
I TUOI ORDINI
CESTINO ACQUISTI
N. prodotti: 0
Totale ordine: € 0,00
COME ORDINARE
I TUOI ABBONAMENTI
I TUOI ARTICOLI
I TUOI EBOOK
COUPON
ACCESSIBILITÀ
REVIEW SCOMPENSO CARDIACO
Minerva Cardioangiologica 2003 April;51(2):107-20
Copyright © 2003 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Modifier genes and heart failure
Le Corvoisier P., Park H. Y., Rockman H. A.
I recenti progressi nelle applicazioni della genomica hanno condotto a una migliore comprensione della relazione tra il substrato genetico e le malattie cardiovascolari, come lo scompenso cardiaco. Una importante componente della variabilità nella prognosi dello scompenso cardiaco è dovuta ai geni modificatori, ovvero ai geni che non sono coinvolti nella genesi di una patologia, ma che sono in grado di modificare la severità dell'espressione fenotipica una volta che la patologia si è sviluppata. La strategia più comunemente utilizzata per identificare i geni modificatori è basata sugli studi di associazione tra la gravità dell'espressione fenotipica della patologia (morbilità e/o mortalità) e le variazioni delle sequenze di selezionati geni candidati. Questa strategia ha mostrato che diversi polimorfismi dei geni per i recettori adrenergici b1 e b2 e del gene che codifica per ACE sono correlati alla prognosi dei pazienti con scompenso cardiaco.
Recentemente abbiamo applicato una strategia sperimentale, nota con il nome di mappatura del genoma, per l'identificazone dei geni modificatori dello scompenso cardiaco. La mappatura del genoma è stata in precedenza utilizzata con successo per l'identificazione dei geni coinvolti nello sviluppo di patologie sia monogeniche che multifattoriali diverse dallo scompenso cardiaco. Noi abbiamo dimostrato che la prognosi dei topi con scompenso cardiaco, indotto mediante iperespressione della calsequestrina, è correlata a 2 loci QTL (Quantitative Trait Loci) localizzati sui cromosomi 2 e 3.
L'utilizzo di entrambe le strategie (geni candidati e mappatura del genoma) dovrebbe consentirci di identificare un numero di geni modificatori tale da poter sviluppare un approccio più razionale per l'individua-zione dei pazienti a rischio di malattia e di risposta alla terapia.