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Minerva Cardioangiologica 2000 April-May;48(4-5):117-28
Copyright © 2000 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese, Italiano
Trombosi e neoplasie
Valente M., Ponte E.
Benché le neoplasie sono state associate alla trombosi fino dagli studi di Trousseau del 1865 molti aspetti di questa relazione sono scarsamente conosciuti, diverse infatti sono le problematiche che collegano queste due patologie. I pazienti con tumore presentano un rischio aumentato di sviluppare una trombosi. Ugualmente i pazienti che si presentano con una malattia tromboembolica venosa idiopatica sono considerati a maggior rischio per lo sviluppo di un tumore anche se al momento attuale non ci sono dati che suggeriscano l'utilità di una ricerca estensiva di una neoplasia in tali pazienti se si eccettua la raccolta di un'anamnesi, l'esecuzione di un esame obbiettivo, di una serie di esami di routine e di una radiografia del torace. Le cellule neoplastiche attivano il sistema emocoagulativo o stimolando direttamente la formazione di trombina o inducendo le cellule mononucleate a sintetizzare sostanze procoagulanti. Sia le cellule neoplastiche che i chemioterapici causano un danno endoteliale intensificando ulteriormente lo stato di ipercoagulabilità. La diagnosi ed il trattamento della trombosi nel paziente con tumore non sono diversi, se non in alcune situazioni particolari, rispetto al paziente senza neoplasia. Nel paziente con cancro si deve prendere in considerazione una prevenzione primaria per la malattia tromboembolica venosa in corso di chemioterapia, quando viene posizionato per lungo tempo un catetere in una vena centrale, durante ogni situazione in cui ricorre un lungo allettamento e soprattutto in caso di intervento chirurgico. Una prevenzione secondaria in caso di trombosi venose ricorrenti può richiedere una terapia con anticoagulanti orali o, in caso di resistenza alla warfarina, può essere richiesta l'eparina a dosi aggiustate.