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Minerva Cardioangiologica 2000 April-May;48(4-5):97-102
Copyright © 2000 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese, Italiano
Il dosaggio del D-dimero nel paziente con aterosclerosi carotidea nella pratica clinica
Marci M., Lozzi A., Miconi R., Panzini E., Monaldo M., Raffa S.
Obiettivo. Correlare i valori plasmatici di D-dimero con l'eventuale presenza e grado di severità di lesioni carotidee aterosclerotiche in pazienti consecutivi ambulatoriali e ospedalizzati non sintomatici per patologie cardiovascolari e verificare se questa correlazione, qualora esistente, possa essere di ausilio nella pratica clinica quotidiana.
Metodi. 113 pazienti consecutivi (M/F=69/44; età media±DS = 66±11 anni), ambulatoriali ed ospedalizzati. Criteri di esclusione sono stati: trombo-embolismi acuti arteriosi e venosi, insufficienza venosa cronica degli arti inferiori, stati infettivi o infiammatori in atto, neoplasie, traumi o interventi chirurgici recenti.
I pazienti sono stati sottoposti a studio ultrasonografico dei vasi epiaortici e a dosaggio quantitativo del D-dimero con metodo ELFA (Enzyme Linked Fluorescent Assay).
Risultati. I pazienti con lesioni carotidee ad elevato rischio tromboembolico hanno mostrato concentrazioni di D-dimero significativamente superiori a quelle dei soggetti con normale IMT o con quadro carotideo a basso rischio (1155±1099 ng/ml vs 359 ± 121 ng/ml e 638 ± 468 ng/ml; ANOVA p<0,001). Tra i pazienti ad elevato rischio tromboembolico, l'85% ha presentato valori superiori al cut-off (vs 11,5% dei pazienti con normale IMT e vs 45,5% dei pazienti a basso rischio tromboembolico).
Conclusioni. Il dosaggio del D-dimero è un valido complemento nello studio del paziente angiologico; normali concentrazioni di D-dimero associate a modeste lesioni della parete arteriosa sono caratteristiche del paziente a basso rischio trombo-embolico. Il monitoraggio di questo parametro può essere utile nelle fasi che intercorrono tra i controlli ultrasonografici; incrementi significativi rispetto alla condizione basale potrebbero sollecitare l'intervento del clinico e giustificare un supplemento di indagini diagnostiche.