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  SMART 2005 - Milano, 11-13 maggio 2005 Free accessfree

Minerva Anestesiologica 2005 June;71(6):259-63

Copyright © 2005 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese

The Medical Emergency Team: 21st Century Critical Care

Cretikos M. A. 1, Parr M. J. A. 2

1 The Simpson Centre for Health Services Research and the University of New South Wales Sydney, Australia 2 Intensive care Unit, Liverpool Hospital University of New South Wales, Sydney, Australia


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Gli arresti cardiaci che avvengono durante un ricovero ospedaliero, il ricovero in un’unità di terapia intensiva e le morti improvvise vengono comunemente preceduti da segni di avvertimento sin dalle 24 ore precedenti l’evento. Di conseguenza, alcuni di questi eventi critici sono potenzialmente prevenibili. I medici della medicina d’urgenza hanno sempre più familiarità con i sistemi assistenziali ai pazienti; i servizi di traumatologia sono stati ben definiti nella maggior parte dei sistemi sanitari e la catena della sopravvivenza fornisce delle risposte agli arresti cardiaci che avvengono in sede extraospedaliera. Ora abbiamo bisogno di costruire sull’esperienza maturata con sistemi che estendono i servizi di assistenza critica a tutti i pazienti a rischio ricoverati in ospedale, indipendentemente dalla loro localizzazione e in modo continuativo per prevenire questi eventi critici.
Infatti, se la medicina d’urgenza deve raccogliere la sfida ed andare incontro al XXI secolo, abbiamo bisogno di reindirizzarci da un sistema di pensiero personale ad uno sistematico. Sappiamo che in ospedale la maggior parte degli arresti cardiaci avviene nelle corsie di medicina generale e questo rappresenta un fallimento del sistema. Questi eventi non sono il risultato di un difetto da parte di uno o due medici che non hanno fornito assistenza adeguata, ma sono la conseguenza di fattori organizzativi che esitano nel fallimento del riconoscimento dei sintomi e degli interventi necessari, e che coinvolgono più di un dipartimento, di un gruppo professionale o di un’area dell’ospedale.
Esiste un potenziale per ridurre la morbidità. La morbidità causata dal mancato trattamento adeguato dell’ipossiemia e dell’ipovolemia in corsia, esita in casi preventivabili di insufficienza renale e respiratoria che richiedono ricoveri prolungati, poco confortevoli e costosi in un’unità di terapia intensiva, assieme alla terapia invasiva che il ricovero in un’unità di tal genere comporta.

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