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Minerva Anestesiologica 2005 May;71(5):207-21
Copyright © 2005 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano, Inglese
Trapianto di pancreas: problemi e prospettive nella unità di terapia intensiva
Bindi M. L. 1, Biancofiore G. 2, Pasquini C. 1, Lugli D. 1, Amorese G. 1, Bellissima G. 1, Fossati N. 1, Meacci L. 1, Nardi S. 1, Pieri M. 1, Vistoli F. 2, Boggi U. 2, Sansevero A. 2, Mosca F. 2
1 Postoperative Intensive Care and Transplantation Unit Department of Anesthesia and Resuscitation I Cisanello Hospital, Pisa, Italy 2 General Surgery and Transplantation Unit University of Pisa, Pisa, Italy
Obiettivo. L’obiettivo di questo lavoro è riportare l’esperienza nella gestione intensiva di pazienti con diabete severo sottoposti a trapianto di pancreas.
Metodi. È stato condotto un esame della documentazione clinica relativa a soggetti sottoposti consecutivamente a trapianto isolato di pancreas o ad alta specializzazione.
Risultati. Durante il periodo considerato 10 pazienti hanno ricevuto un trapianto isolato di pancreas e 43 un trapianto combinato di rene-pancreas, 6 dei quali con un rene da donatore vivente. La degenza media in terapia intensiva è stata di 4,7 giorni: 52 pazienti (98,2%) sono stati trasferiti al reparto chirurgico mentre 1 (1,8%), appartenente al gruppo trapianto simultaneo di rene e pancreas (simultaneous pancreas-kidney transplantation, SPKT), è deceduto con graft non funzionante. Dieci trapiantati (18,6%) sono stati riammessi per l’insorgere di complicanze tardive, tra questi 1, appartenente al gruppo SPKT, è deceduto per morte cardiaca improvvisa con graft funzionante. Il 51% dei riceventi ha evidenziato ipertensione arteriosa mentre il 5,6% ha mostrato almeno un episodio ipotensivo. In 5 soggetti (9,4%) sono state diagnosticate alterazioni del ritmo cardiaco e 9 (17%) hanno presentato sofferenza ischemica miocardica.
Conclusioni. Il trapianto di pancreas è un’opzione terapeutica capace di migliorare la qualità di vita dei pazienti rallentando anche l’evoluzione della malattia diabetica; è importante comunque tenerne in grande considerazione i rischi associati. I migliori risultati si ottengono nei pazienti in cui la patologia non abbia già compromesso pesantemente la funzione dei vari organi bersaglio.