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ARTICOLO ORIGINALE
La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 2020 Giugno;16(2):101-7
DOI: 10.23736/S1825-859X.20.00064-X
Copyright © 2020 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Intervalli di riferimento del TSH in Italia: uno studio geoepidemiologico a due siti
Renato TOZZOLI 1 ✉, Francesca DI SERIO 2, Paolo METUS 3, Vincenzo BRESCIA 4
1 Unità di Endocrinologia, Policlinico San Giorgio, Pordenone, Italia; 2 Laboratorio di Patologia Clinica, Policlinico Consorziale, Bari, Italia; 3 Laboratorio di Patologia Clinica, Ospedale S. Maria degli Angeli, Pordenone, Italia; 4 Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera Cardinale Panico, Tricase, Lecce, Italia
PREMESSE: La misura della concentrazione nel siero della tireotropina (TSH) rappresenta l’indicatore più affidabile della funzione tiroidea: del tutto recentemente è stato proposto di utilizzare i metodi indiretti che si basano sui “grandi dati” presenti nella base dati dei sistemi informatici (SIL) dei laboratori provinciali/regionali. Questi metodi minimizzano i problemi della selezione “a priori” del campione di riferimento e consentono di definire gli specifici IR in base a parametri epidemiologici (età, sesso, razza) e al metodo immunometrico utilizzato.
METODI: Abbiamo condotto uno studio sui SIL di due laboratori di grandi dimensioni, Pordenone e Bari. Il numero di individui preso in esame è stato di 224.291 (132.446 femmine e 91.845 maschi) nello studio di Bari e 136.650 (92.168 femmine e 44.482 maschi) nello studio di Pordenone, per un numero complessivo di 360.941.
RISULTATI: La distribuzione complessiva dei risultati evidenzia in entrambe le sedi un andamento non gaussiano, con una coda rivolta verso i valori più elevati di TSH. La mediana dei risultati complessivi è molto simile nei due centri, così come la mediana distinta per sesso e i centili 2,5 e 97,5, che sono stati utilizzati per esprimere l’intervallo di riferimento. I livelli mediani totali di TSH diminuiscono progressivamente da 0-4 anni a 85-104 anni nella popolazione di Pordenone (2,50 vs. 1,40 mUI/l; -1,10 mUI/l; P<0,01), mentre mostrano una tendenza solo in parte simile nella popolazione di Bari (2,82 vs. 1,51 mUI/l, -1,31; P<0,01), ove presentano un andamento differente: diminuzione progressiva fino alla classe di età 55-59 e poi mantenimento dei valori fino alle classi più avanzate. Tale andamento binomiale rappresenta un’ulteriore conferma del ruolo della sufficienza o deficienza iodica sulle concentrazioni di TSH: l’apparente contrasto tra l’andamento a U presente in alcuni paesi, rispetto all’andamento progressivamente decrescente evidente in altri, tra cui il Nord Italia, può essere risolto in base alla differente concentrazione iodica della popolazione.
CONCLUSIONI: In conclusione, il metodo di misura del TSH rappresenta il fattore più importante a definire la variabilità analitica nella definizione degli IR del TSH. La carenza iodica è un fattore rilevante nella distribuzione degli IR, in particolare per l’impatto sull’età. Il laboratorio deve definire i propri intervalli di riferimento su base locale/regionale, mediante l’impiego dei metodi indiretti applicati sui big data informatici.
KEY WORDS: TSH; Intervalli di riferimento; Metodo indiretto; Stato dello iodio; Studi di popolazione