Home > Riviste > La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio > Fascicoli precedenti > La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 2020 Giugno;16(2) > La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 2020 Giugno;16(2):86-93

ULTIMO FASCICOLO
 

JOURNAL TOOLS

Opzioni di pubblicazione
eTOC
Per abbonarsi PROMO
Segnala alla tua biblioteca
 

ARTICLE TOOLS

Publication history
Estratti
Permessi
Per citare questo articolo
Share

 

RASSEGNA   

La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio 2020 Giugno;16(2):86-93

DOI: 10.23736/S1825-859X.20.00061-4

Copyright © 2020 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Italiano

La determinazione dell’insulina nel siero: recenti avanzamenti e criticità ancora da superare

Anna VERO 1, Gabriella LAVALLE 2 , Andrea MOSCA 3, Roberto TESTA 4 per il Gruppo di Studio SIBioC-SIPMeL Diabete Mellito

1 Laboratorio di Analisi Chimico-Clinica, Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio, Catanzaro, Italia; 2 Laboratorio Analisi, Ospedale di Bracciano, Roma, Italia; 3 Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti, Università degli Studi di Milano, Milano, Italia; 4 Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche e Molecolari, IRCCS-INRCA, Ancona, Italia



L’insulina nel sangue ha la funzione di regolare il metabolismo glucidico favorendo l’utilizzazione del glucosio nei tessuti modificando la permeabilità della membrana cellulare al glucosio e promuovendo la sintesi di enzimi intracellulari. Nonostante l’importante ruolo, attualmente non ci sono indicazioni della misurazione dell’insulinemia basale o durante carico orale di glucosio per formulare la diagnosi di diabete. La sua determinazione è raccomandata invece nella diagnosi differenziale del diabete di tipo 1 e di tipo 2 nel bambino in sovrappeso, nella diagnosi di ipoglicemia factitia e di insulinoma. La concentrazione insulinemica, inoltre, fornisce informazioni utili sull’insulino-resistenza e sulla disfunzione β-cellulare, due aspetti fondamentali nella patogenesi del diabete mellito, nonché sugli aspetti epidemiologici quale strumento di ricerca clinica. I numerosi problemi preanalitici della determinazione dell’insulina rendono il test di difficile utilizzo nella pratica clinica favorendo il dosaggio del C-peptide che ha il vantaggio di fornire le stesse informazioni dell’insulina ma con una minore variabilità nella distribuzione-degradazione e con una maggiore permanenza in circolo. In campo analitico, inoltre, le criticità maggiori della misurazione insulinemica riguardano la mancanza della standardizzazione dei metodi, l’interferenza di eventuali autoanticorpi, la cross reattività con gli analoghi sintetici usati in terapia e le variabili preanalitiche quali l’emolisi e la stabilità del campione. A distanza di anni dalla scoperta del primo metodo diagnostico, ancor oggi rimane aperto il problema della standardizzazione. I risultati di diversi studi suggeriscono che l’origine delle discrepanze nei risultati tra i metodi commerciali sia riconducibile alla mancanza di un metodo standard di riferimento e all’assenza di un materiale di calibrazione puro. Per questo motivo, attualmente è stato istituito un gruppo di studio internazionale IFCC in collaborazione con l’American Diabetes Association (ADA) e la European Association for the Study of Diabetes (EASD) con l’obiettivo di sviluppare un metodo di riferimento per la misurazione dell’insulina mediante tecniche di spettrometria di massa, di individuare uno standard di riferimento primario ad elevata purezza e di determinare la performance analitica dei dosaggi di insulina disponibili in commercio rispetto al metodo ID-LC/tandem MS. Tra le variabili preanalitiche dell’insulina, l’interferenza da emolisi risulta sicuramente la più rilevante e, come evidenziato da studi su diverse piattaforme analitiche, dipende oltre che dal grado dell’emolisi, dal tempo e dalla temperatura di esposizione all’emolisi stessa. Alcuni autori hanno individuato un’equazione di correzione che, in funzione del grado e del tempo di esposizione all’emolisi, fornisce risultati di insulina come quelli ottenuti da campioni non emolizzati. Per quello che concerne la stabilità del campione, diverse evidenze scientifiche, alcune in contrasto tra loro, indicano una maggiore stabilità dell’insulina su plasma EDTA o litio eparina conservato a 4 °C rispetto al campione di siero soprattutto se vi è un ritardo del dosaggio. Tuttavia, tali aspetti necessitano di maggiori approfondimenti.


KEY WORDS: Insulina; Standardizzazione dei metodi; Siero; Diabete mellito; Diabete insipido

inizio pagina