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Medicina dello Sport 2014 December;67(4):703-32

Copyright © 2015 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Italiano, Inglese

Pratica sportiva e trapianto d’organo solido

Roi G. S. 1, Totti V. 2, Zancanaro M. 1, Mosconi G. 3, Trerotola M. 4, Nanni Costa A. 4, Antonetti T. 5, Anedda A. 5

1 Isokinetic Medical Group, Education and Research Department, Bologna, Italy; 2 Associazione Nazionale Dializzati e Trapiantati (ANED), Milan, Italy; 3 Unit of Nephrology, Ospedale Morgangni-Pierantoni, Forlì, Italy; 4 Centro Nazionale Trapianti, Rome, Italy; 5 Unit of Sports Medicine, AUSL Parma, Italy


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In quest’articolo abbiamo riassunto i dati della letteratura e alcune esperienze pratiche sui pazienti trapiantati d’organo che praticano sport, con lo scopo di tracciare un quadro che aiuti a comprendere le reali possibilità di prestazione di questi pazienti e le eventuali limitazioni e/o controindicazioni alla pratica sportiva agonistica. La letteratura indica che i trapiantati d’organo solido (cuore, fegato, rene), praticanti sport agonistici presentano buona tolleranza alla terapia immunosoppressiva, buona funzionalità dell’organo trapiantato a riposo e sotto sforzo, buona forma fisica generale come risultato dell’allenamento, e una percezione positiva della propria condizione psicofisica. Nei trapiantati, i rischi connessi con la pratica sportiva sono quello infettivo e quello cardiometabolico dovuti agli effetti collaterali dell’immunosoppressione. Il primo è affrontato con adeguate misure profilattiche (igiene personale, vaccinazioni). Il secondo è affrontato principalmente con l’esercizio personalizzato e utilizzato come farmaco nonché con adeguate terapie farmacologiche. Il rischio traumatologico non sembra comportare pericoli per l’organo trapiantato, anche in alcuni sport da contatto quali il calcio e la pallacanestro. Esistono evidenze di trapiantati che tornano a praticare lo sport allo stesso livello precedente alla malattia che ha portato al trapianto, riuscendo anche a competere alla pari con atleti sani di categoria assoluta o Master, mentre non siamo a conoscenza di trapiantati che hanno riportato conseguenze negative sull’organo trapiantato praticando sport anche agonistico. I trapiantati che praticano attività sportiva amatoriale o professionistica, non possono essere considerati rappresentativi dell’intera popolazione dei trapiantati, ma offrono un’occasione unica per conoscere i limiti superiori delle possibilità di recupero funzionale dopo trapianto. Quest’aspetto va considerato per formulare i criteri di concessione dell’idoneità sportiva agonistica, e soprattutto permette di utilizzare queste esperienze per contrastare il pregiudizio secondo cui trapianto e sport non possono coesistere.

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