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Medicina dello Sport 2002 December;55(4):305-11
Copyright © 2002 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Fibrillazione atriale in giocatore professionista di pallacanestro di 23 anni. Caso clinico
Carletti M., Martegani S., Mazzoni S., Tettamanti P., Monti G.
Ambulatorio di Medicina dello Sport, Campus di Varese, Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport, Università degli Studi dell’Insubria, Varese
G.B., giocatore professionista di pallacanestro di 23 anni, nel settembre 2001, durante visita medico-sportiva per idoneità agonistica, riferiva saltuariamente, durante esercizio fisico, episodi di cardiopalmo ritmico di breve durata e a risoluzione spontanea in clinostatismo o con manovra di Valsalva, dall’età di 17 anni.
Secondo il protocollo di idoneità sportiva per professionisti veniva eseguito test da sforzo cardiologico, ecocardiogramma ed RX torace. Da questi accertamenti si evidenziava la presenza di valvola aortica bicuspide.
Nell’aprile 2002, durante gli allenamenti, avvertiva nuova comparsa di cardiopalmo inizialmente ritmico e poi aritmico: l’ECG eseguito, veniva refertato come fibrillazione atriale (FA) con fc di 90 bpm. Il giorno seguente, la terapia antiaritmica in PS non dava risoluzione dell’aritmia che invece regrediva spontaneamente a domicilio, la sera stessa.
Il cardiologo consigliava quindi uno studio elettrofisiologico e nell’attesa il medico sociale lo sospendeva dall’attività agonistica (inidoneità temporanea).
Lo studio elettrofisiologico del maggio 2002 dimostrava l’inducibilità di tachicardia reciprocante nodale tipica, considerata la causa scatenante la FA, e quindi si procedeva all’ablazione. Veniva eseguito un test da sforzo cardiologico di controllo, circa 10 giorni dopo, che risultava negativo e si indicava la ripresa graduale dell’attività sportiva. A un mese dall’ablazione, in assenza di sintomi e recidiva dell’aritmia, era idoneo all’attività sportiva professionistica.