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AREA CLINICA
Medicina dello Sport 1999 September;52(3):177-81
Copyright © 1999 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Le tachicardie sopraventricolari croniche
Barone A., Zavota L., Agnetti A., Carano N., Squarcia M., Squarcia U.
Clinica Pediatrica, Centro Malattie Cardiovascolari, Università degli Studi - Parma
Le tachicardie sopraventricolari croniche sono aritmie piuttosto rare, tipiche dell’età pediatrica e caratterizzate da un andamento ripetitivo o incessante. Sono la tachicardia giunzionale reciprocante permanente (PJRT), la tachicardia atriale ectopica (EAT) e la tachicardia giunzionale ectopica (JET). Il meccanismo elettrofisiologico dell’aritmia è rappresentato da un rientro incessante nella tachicardia giunzionale reciprocante permanente e da un anormale automatismo nella tachicardia atriale ectopica e nella tachicardia giunzionale ectopica. Le manifestazioni cliniche dipendono dalla durata dell’aritmia nel tempo, dal numero degli episodi di tachicardia nelle 24 ore, e dalla frequenza cardiaca durante tali episodi. Queste aritmie hanno un decorso cronico, e possono evolvere in risoluzione spontanea. La diagnosi viene posta solitamente in età pediatrica in seguito al riscontro occasionale di frequenza cardiaca elevata per l’età, alla comparsa di sintomi (palpitazioni, dolore toracico, ecc.) oppure di segni e sintomi di scompenso cardiaco secondario alla disfunzione ventricolare sinistra. Talvolta è possibile porre diagnosi in epoca prenatale. Queste aritmie sono piuttosto resistenti alla terapia farmacologica. Una terapia acuta è raramente necessaria, mentre una terapia cronica è sempre indicata per prevenire l’insorgenza della disfunzione ventricolare. Con la terapia farmacologica difficilmente si ottiene il ripristino stabile del ritmo sinusale; è comunque fondamentale ottenere una significativa riduzione degli episodi di tachicardia nella giornata cosicché la frequenza cardiaca media possa rientrare nel range normale per l’età del soggetto. I farmaci più efficaci si sono dimostrati gli antiaritmici di classe Ic e di classe III; spesso sono necessarie associazioni di più farmaci. L’ablazione transcatetere con radiofrequenza è attualmente una tecnica efficace e definitiva in pazienti selezionati.