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Gazzetta Medica Italiana Archivio per le Scienze Mediche 2010 October;169(5):243-54

Copyright © 2010 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Italiano

La disabilità nella storia

Fioranelli M., Roccia M. G., Piccoli M.

1 Storia della Medicina, Università Guglielmo Marconi, Roma, Italia 2 Policlinico Di Liegro, Roma, Italia


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Separare gli esseri inutili dai sani è una prassi usuale nel mondo antico. I primi momenti di vita sono delicati per tutti gli antichi romani, sani o malati che siano. Per la legge, quel bambino non è ancora pienamente nato: lo sarà solo se e quando il padre lo prenderà tra le braccia, alzandolo al cielo, altrimenti sarà esposto, cioè abbandonato o ucciso. Nel Medioevo cristiano la nascita di un bambino deforme è un attentato all’ordine perfetto della natura, un castigo di Dio e l’espressione inequivocabile della sua ira. Le città medievali pullulano di mendicanti; tra questi, molti sono invalidi, essi hanno il diritto a vivere di elemosina, purché rispettino la regola di tenere bene in vista le parti del corpo devastate dalla malattia. L’eredità della prima e seconda guerra mondiale è rappresentata da 15 milioni di morti, 8 milioni di invalidi, mutilati, ciechi. Una tragedia immane e inaudita, che ha lo sconcertante potere di trascinare nel girone infernale dell’handicap (fisico, psichico e sensoriale) una moltitudine immensa di persone. Lebensunwerten Leben: vita indegna di essere vissuta. Gnadentod: morte per grazia. Attorno a queste due espressioni ruota uno degli eventi più raccapriccianti della storia del Novecento, ovvero lo sterminio dei malati di mente e dei disabili in genere, perpetrato con burocratica ferocia dai nazisti. Il 3 maggio 2008 è entrata in vigore la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Vi si riaffermano con forza quei diritti e quelle libertà fondamentali che significano piena partecipazione alla vita sociale, economica e politica da parte di tutte le persone (uomini e donne) con disabilità in tutti i Paesi in cui esse si trovino a nascere e a vivere.

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