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CASI CLINICI
Minerva Gastroenterologica e Dietologica 2011 December;57(4):427-32
Copyright © 2011 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Un medico dovrebbe interpretare un’indagine diagnostica impropriamente condotta da un infermiere o un tecnico, come una endoscopia capsulare effettuata sul paziente sbagliato? Una ragionevole soluzione a un dilemma medico-legale
Cappell M. S. ✉
Division of Gastroenterology, William Beaumont Hospital, Royal Oak, MI, USA
Una procedura o indagine medica sbagliata effettuata da un infermiere (per esempio, una video-endoscopia capsulare condotta sul paziente sbagliato) mette in discussione alcuni punti non ancora dibattuti: 1) il risultato dell’esame dovrebbe essere in seguito re-interpretato? 2) Il medico dovrebbe re-interpretare l’indagine diagnostica effettuata? e 3) L’interpretazione richiede un altro consenso informato dovuto alle straordinarie circostanze. Vengono riportati due casi analoghi. Nel primo, il capo di un reparto di gastroenterorologia (GI) ha contattato il comitato etico ospedaliero riguardo la procedura di interpretazione da applicare dopo che un paziente è stato erroneamente sottoposto da parte di un infermiere a una video-endoscopia capsulare. Il comitato ha raccomandato di informare il paziente e scusarsi dell’errore dell’infermiere, di non caricare il costo dell’esame sul paziente stesso e di interpretare il risultato ugualmente e gratuitamente, richiedendo nuovamente il consenso informato con inclusa la discussione dei piccoli potenziali benefici per il paziente che l’interpretazione dell’esame potrebbe fornire in queste circostanze. Si sono applicate tutte queste raccomandazioni. L’interpretazione dell’esame ha rivelato una caratteristica angiodisplasia della larghezza di 3 mm nel digiuno distale. La terapia endoscopica non è stata eseguita a causa delle piccole dimensioni della lesione, dell’assenza di emorragia gastrointestinale o di anemia significativa. Nel secondo caso, il capo di un reparto di GI è stato messo al corrente circa una manometria esofagea condotta per la diagnosi di disfagia cronica il cui risultato non è stato interpretato per 7 mesi perché eseguita da un infermiere senza alcun gastroenterologo a disposizione per valutare l’esito. Il gastroenterologo di riferimento era carente di addestramento in manometria esofagea. Il capo di GI ha organizzato un consulto con un esperto in motilità per interpretare l’esito dell’esame. La valutazione diagnostica è stata giudicata inadeguata in quanto l’infermiere non è stato in grado di intubare lo stomaco e il gastroenterologo di riferimento si è rifiutato di assistere a questa manovra difficoltosa. L’esperto ha notato che il gastroenterologo doveva essere coinvolto prima e avrebbe dovuto procedere lui stesso ad intubare. Concludendo, un ragionevole approccio a una valutazione diagnostica impropriamente eseguita da un infermiere include: 1) informare il paziente e scusarsi per l’errore; 2) ottenere il consenso informato per interpretare il risultato; e 3) interpretare lo studio senza richiederne il pagamento. È consigliabile consultare un comitato etico. Dovrebbe essere individuato un medico che interpreti l’esito di un esame al momento della refertazione. Sebbene siano stati riportati casi riguardanti un reparto di GI, queste raccomandazioni riguardano esami eseguiti da infermieri o tecnici in numerosi ambiti medici, come gli esami ecocardiografici e di funzionalità polmonare.