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NOVITÀ NELL’ENDOSCOPIA GASTRO-INTESTINALE
Minerva Gastroenterologica e Dietologica 2011 June;57(2):213-29
Copyright © 2011 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Attualità sul danno epatico indotto da farmaci
Rangnekar A. S., Fontana R. J. ✉
Department of Internal Medicine, University of Michigan Medical Center, Ann Arbor, MI, USA
Il danno epatico indotto da farmaci (drug induced liver injury, DILI) è una causa non comune di danno epatico acuto o cronico, che sta acquistando sempre maggiore importanza per i pazienti, i medici e gli organismi di controllo. L’incidenza di DILI legato ad un singolo agente non è definita con precisione, ma studi basati sulla popolazione suggeriscono che l’incidenza complessiva del DILI possa essere nell’ordine di 10-15 casi per 100 000 anni/paziente. Anche i fattori di rischio per DILI non sono ben definiti, ma studi multicentrici basati su registro attualmente in corso, come il Drug Induced Liver Injury Network, stanno cercando di identificare il ruolo dei fattori genetici, ambientali ed immunologici nella patogenesi e negli outcome del DILI. Il danno epatocellulare acuto (~50%) è più comune del danno epatico di tipo misto o colestatico; i soggetti itterici con DILI, indipendentemente dal tipo di danno epatico, hanno un rischio di mortalità a breve termine del 10% circa. Gli antibiotici sono gli agenti più comunemente implicati nello sviluppo di DILI; tuttavia, report recenti riferiscono danni epatici associati all’uso di una molteplicità di integratori alimentari e prodotti a base di erbe. Nonostante la loro grande diffusione, gli inibitori della HMG-CoA reduttasi (statine) sono una causa non frequente di DILI idiosincratico. Inoltre, recenti studi hanno mostrato che le statine possono essere effettivamente usate in modo sicuro ed efficace in pazienti iperlipidemici con epatopatia cronica. L’epatotossicità del paracetamolo continua ad essere una casa primaria di danno epatico acuto severo. Una limitazione della quantità di paracetamolo nelle specialità contenenti stupefacenti può contribuire a ridurre l’incidenza di sovradosaggi non intenzionali, ma si consiglia anche di promuovere un’informazione adeguata sia nei pazienti che nei soggetti che vendono gli innumerevoli prodotti da banco contenenti paracetamolo.