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Minerva Gastroenterologica e Dietologica 2005 December;51(4):313-34
Copyright © 2005 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Diverse manifestations and evolving treatments of autoimmune hepatitis
Czaja A. J.
Le epatiti autoimmuni hanno una diffusione universale e differenti forme di manifestazione cliniche. I pazienti sono frequentemente asintomatici (34%) ma è anche possibile una presentazione acuta con decorso fulminante. La presenza di concomitanti disordini autoimmuni può mascherare la patologia epatica ed il quadro istopatologico tipico è la necrosi perivenulare (zona 3 di Rappaport). Il fenotipo clinico e la prognosi varia a seconda dei differenti gruppi etnici ed i fattori genetici influenzano strettamente la suscettibilità. Le variabili non strettamente correlate ai disordini autoimmuni includono il sesso femmine ed i polimorfismi genetici che influenzano l'attivazione immunitaria e la differenziazione. La presenza di anticorpi diretti verso gli antigeni solubili del fegato e del pancreas possono avere una importanza prognostica e riflettono la suscettibilità genetica per sviluppare una patologia severa. I sottotipi differenziati in base al profilo sierologico non hanno prognosi differenti o differenti risposte alla terapia. Le varianti includono pazienti con perdita o danni alle vie biliari, assenza dei marcatori sierologici convenzionali, alterazione del quadro colangiografico o concomitante presenza di epatite C. Il trattamento è empirico e basato sulle principali manifestazioni cliniche (epatica, colestatica o virale). Le nuove strategie terapeutiche devono essere consolidate dagli indici predittivi strettamente correlati alle differenze individuali che influenzano la prognosi della patologia. I farmaci con azione sito-specifica sulla attivazione immunitaria e sulla proliferazione (ciclosprina, tacrolimus e mofetil micofenolato) devono essere valutati dagli studi clinici e gli interventi molecolari sito-specifici (peptidi ad azione bloccante, modulatori immunitari ricombinanti, vaccinazione delle cellule T, induzione di tolleranza per via orale, terapia genetica e di soppressione genica) richiedono ancora sperimentazioni sui modelli animali per una accurata valutazione. Gli indici prognostici più accurati, i nuovi agenti immunosoppressori e gli interventi molecolari sito-specifici sembrano promettere un miglioramento nella cura di queste patologie.